Due scuole italiane su tre sono inaccessibili agli alunni con disabilità motorie. Quasi nessuna dispone degli ausili per i deficit sensoriali. I numeri della #vergogna nel rapporto Istat 6.2.20, relativo all’anno scolastico 2018/2019. (1)
Gli alunni con disabilità sono oggi in Italia poco più di 284 mila, pari al 3,3% del totale degli iscritti. Il 47,1% in più rispetto a 10 anni prima (193 mila), con un aumento che Istat attribuisce alla maggiore attenzione nella diagnosi di alcune patologie e al maggiore accesso alle certificazioni. Le scuole italiane, però, sono spesso inaccessibili.
‘Scarsa l’accessibilità per gli alunni con disabilità motoria, garantita soltanto dal 34% delle scuole, e particolarmente critica la disponibilità di ausili per gli alunni con disabilità sensoriale (il 2% delle scuole). Soltanto nel 15% degli edifici scolastici sono stati effettuati lavori per abbattere barriere architettoniche’.
Le barriere architettoniche nelle scuole italiane rimangono ubiquitarie. ‘Nell’anno scolastico 2018-2019 sono ancora troppe le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: solamente una scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria’.
Il divario Nord-Sud aggrava ancor più la vita dei bambini e ragazzi svantaggiati. Al meridione gli edifici scolastici accessibili raggiungono a malapena il 29%, a raffronto con il 38% in media al settentrione. Con ulteriori variabili su base regionale e provinciale che possono comportare l’esclusione dei giovani con disabilità dal sistema scolastico. A meno che le loro famiglie non possano permettersi di emigrare a proprie spese in qualche oasi di civiltà elementare.
‘La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (46%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di rampe per il superamento di dislivelli (33%) o bagni a norma (29%). Rari invece i casi in cui si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 6% e 3%)’.
Le disabilità sensoriali incontrano i più gravi ostacoli nella scuola italiana. Segnali acustici per ipovedenti, segnalazioni visive per le persone sorde, mappe a rilievo e percorsi tattili sono presenti complessivamente nel 2% delle scuole (!). Solo il 18% degli istituti dispone invece di almeno uno dei predetti ausili, una formalità priva di sostanza.
Gli alunni con disabilità sensoriali sono dunque i più penalizzati, costretti a muoversi nel buio assoluto e nell’incertezza del silenzio. E la disponibilità di una postazione informatica adattata, che è infatti presente in tre scuole su quattro, non vale certo a risolvere i problemi cruciali dell’infrastruttura. Come se un piccolo estintore potesse supplire alla carenza di un impianto antincendio.
Gite con pernottamento, uscite didattiche e attività extrascolastiche presentano a loro volta ‘molte problematicità’. Un eufemismo per indicare che i piccoli incontrano tante difficoltà nell’ambiente esterno da dover rinunciare alle gite che prevedano una o più notti fuori. Come pure a musica, teatro, scacchi e altre attività extra-didattiche organizzate dalla scuola all’interno dell’orario scolastico.
Il 66% degli studenti con disabilità, l’81% al Sud, non partecipa alle gite con pernottamento. ‘La rinuncia dipende proprio dalla presenza della disabilità’, chiarisce Istat. Il 43% dei ragazzi svantaggiati a sua volta non partecipa ad altre attività extra-didattiche. La solidarietà diffusa di compagni, genitori e corpo docente non basta a superare gli ostacoli di infrastrutture e servizi.
Lo Stato italiano è responsabile di una grave inadempienza ai doveri assunti con la ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. (2) E ancor prima, al principio di eguaglianza cristallizzato nell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
‘Inclusione’, ‘buona scuola’ restano parole al vento di cialtroni acchiappa-voti di ogni colore, mangiapane a tradimento dopo avere conquistato gli scranni. L’attenzione alla disabilità non può ridursi alle campagne elettorali e a quel giorno di calendario a essa dedicato. Perché la disabilità – come la condizione femminile e quella di madre, per citare solo un paio di esempi di discriminazioni in questa società troglodita – è un fenomeno permanente, 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno.
Servono investimenti cospicui, pubblici e privati. Affinché le persone con disabilità possano condurre un’esistenza dignitosa, in ogni fase della vita. E le loro famiglie, i caregiver non siano costretti a immolare le loro risorse personali e patrimoniali per supplire alle carenze della politica e della pubblica amministrazione. Se questo è uno Stato, ed è tale dal secondo dopoguerra, è ora di cambiarlo.
#Égalité!
Dario Dongo e Sabrina Bergamini
Note
(1) Istat (2020). L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, anno scolastico 2018/2019
(2) Convention on the Rights of People with Disabilities (CRPD), articolo 9 – accessibility
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.