Dimmi da quale famiglia vieni e ti dirò dove arriverai. Non è la maga Circe ma la statistica infame di un ’ascensore sociale’ che in Italia si è rotto. I giovani sono le prime vittime di diseguaglianze che pregiudicano le loro possibilità di emanciparsi rispetto alle condizioni della famiglia di appartenenza. ‘Non rubateci il futuro. I giovani e le disuguaglianze in Italia’, l’ultimo rapporto di Oxfam Italia. (1)
Quanto più la famiglia d’origine è benestante, tanto più sarà facile mantenere lo stile di vita, ottenere una buona istruzione, accedere a posizioni lavorative ben remunerate. Ma se i genitori sono più poveri e meno istruiti, le loro difficoltà saranno destinate a perpetuarsi. Una situazione già vista, che richiama i romanzi di Giovanni Verga, si ripresenta nell’Italia dei giorni nostri.
‘Le disuguaglianze di reddito dei genitori diventano, in sostanza, disuguaglianze di istruzione dei figli che si trasformano, a loro volta, in disuguaglianze di reddito, replicando, sebbene con intensità diversa, quelle che esistevano tra i rispettivi genitori’.
La scuola pubblica e i servizi per la prima infanzia che la precedono – a partire dagli asili nido, come si è visto – non sono in grado di colmare il divario iniziale. Un divario che non dipende dal talento dei piccoli ma dalla capacità dei genitori di consentire loro di frequentare il nido, per sviluppare le capacità cognitive e relazionali utili all’apprendimento.
L’istruzione è sotto-finanziata, risente di forti differenze territoriali nell’offerta formativa, non è in grado di arginare i crescenti tassi di abbandono. E la diseguaglianza prosegue, fino all’età lavorativa, riducendo le possibilità di emancipazione sociale rispetto alle condizioni socio-economiche della famiglia di origine. Di generazione in generazione.
‘Condizioni che persistono nel passaggio generazionale a tal punto che i figli delle persone collocate nel 10% più povero della popolazione italiana, sotto il profilo retributivo, ad oggi avrebbero bisogno di 5 generazioni per arrivare a percepire il reddito medio nazionale. Allo stesso tempo, ai due estremi della distribuzione della ricchezza, 1/3 dei figli di genitori più poveri, è destinato a rimanere fermo al piano più basso dell’edificio sociale, mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale’.
L’esito prevedibile di questa asimmetria sistemica è una società che rimane immobile e tende al contempo a sgretolarsi. Poiché la meritocrazia cede il posto alle caste, la produttività alle convenienze familiari e i clientelismi. Un terzo dei giovani di umile estrazione (32%) rimane nella fascia reddituale di partenza, mentre solo il 12% riesce a ‘salire al piano superiore’. D’altra parte il 38% dei giovani rampolli mantiene il presidio, mentre il il 58% di loro raggiunge le due fasce di ricchezza più elevate.
‘A parità di istruzione, le origini familiari hanno impatti non trascurabili sulle retribuzioni lorde dei figli. Il figlio di un dirigente ha oggi un reddito netto annuo superiore del 17% rispetto a quello percepito dal figlio di un impiegato, che abbia concluso un ciclo di studi di uguale durata’.
Il lavoro – al di fuori dei posti al sole, generalmente riservati agli ‘amici degli amici’ – è troppo spesso precario, dequalificato o comunque sotto-qualificato. I working poors sono circa il 13% degli occupati tra i 16 e i 29 anni (dati 2018). Così molti, soprattutto i giovani laureati, vanno all’estero. Sono i ‘cervelli in fuga’, mezzo milione negli ultimi quattro anni. Altri invece si deprimono, senza studiare né lavorare né seguire percorsi di formazione. Sono i Neet (Not in Education, Employment or Training), 1 su 4 tra i 15 e i 34 anni (dati 2018).
‘Marcate disparità, tutt’altro che casuali ed ineluttabili, alimentano il serbatoio del rancore, sviliscono il patto sociale e generazionale su cui si fondano le nostre società, contribuiscono alla riduzione del grado di partecipazione dei cittadini alla vita democratica, al rafforzamento della sfiducia nei confronti delle istituzioni pubbliche e all’incremento dell’adesione a proposte politiche populiste ed estremiste’.
Rancore, sfiducia generalizzata, scarsa partecipazione alla democrazia sono le risposte più ovvie a problemi che la politica continua a sottovalutare. Così l’attuale ministro dell’istruzione, lo scienziato politico Lorenzo Fioramonti, svia l’attenzione del volgo sui crocifissi nelle aule. Tutto qui?
Sabrina Bergamini e Dario Dongo
Note
(1) Oxfam Italia (2019). Rapporto ‘Non rubateci il futuro. I giovani e le disuguaglianze in Italia’ https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2019/09/MB_NON-RUBATECI-UL-FUTURO.pdf
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.