L’Italia è una repubblica democratica fondata sulle disuguaglianze. La riformulazione del dettato costituzionale viene immediatamente in mente alla lettura dell’ultimo rapporto Oxfam “La disuguaglianza non conosce crisi”, pubblicato a gennaio 2023.
I numeri sono impietosi e restituiscono, prima a livello globale poi a livello nazionale, la crescita delle disuguaglianze di ricchezza nella popolazione mondiale e italiana. Questo si verifica non a caso in un contesto di crisi multiple e interconnesse che si sono sviluppate e si sono sovrapposte negli anni più recenti: la pandemia con le sue conseguenze, la crisi dell’energia, le ripercussioni geopolitiche ed economiche della guerra in Ucraina, l’inflazione galoppante. Per la sintesi bastano poche parole: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ma c’è una dinamica in più e negli anni si è accentuata: la crescita contemporanea dei due estremi, le grandi ricchezze e le grandi povertà.
«Le molteplici crisi che il mondo sta vivendo, la pandemia prima, la crisi dell’energia, le pressioni inflazionistiche e i venti di una nuova recessione ora, si sono innestati su divari socio-economici strutturali, di lungo corso, e li hanno ulteriormente esacerbati in un’esplosione di disuguaglianza. Per la prima volta in 25 anni, la ricchezza estrema e la povertà estrema sono aumentate drasticamente e contemporaneamente» (1).
Esordisce così il rapporto Oxfam, che presenta un approfondimento sulle dinamiche italiane – disuguItalia è l’etichetta affibbiata al paese. In Italia la povertà assoluta è più che raddoppiata in 16 anni, il caro vita sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, i salari non tengono il passo con l’inflazione.
La disuguaglianza è un fenomeno globale. Oxfam snocciola uno dietro l’altro una serie di numeri che fotografano la gravità della situazione e della distribuzione diseguale della ricchezza.
«Anche tenendo conto del tracollo dei mercati azionari nel 2022, la ricchezza dei miliardari Forbes è cresciuta tra il mese di marzo 2020 e il mese di novembre 2022 al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno, mentre l’aumento dell’inflazione ha superato nel 2022 la crescita media dei salari in 79 paesi con una forza lavoro complessiva di quasi 1,7 miliardi di lavoratori».
Negli ultimi dieci anni i miliardari hanno raddoppiato la propria ricchezza in termini reali. Poi è intervenuta la crisi dei prezzi e la pandemia, col risultato che «nel biennio 2020-2021 per ogni dollaro di aumento della ricchezza di una persona collocata nel 90% più povero del mondo, un miliardario ne ha guadagnati in media 1,7 milioni. Per ogni 100 dollari di incremento della ricchezza globale tra dicembre 2019 e dicembre 2021, 63 dollari sono andati all’1% più ricco e appena 10 dollari al 90% più povero. Dal 2020 ad oggi la ricchezza dei miliardari è cresciuta al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno, in termini reali».
Il risultato è che a oggi l’1% più ricco della popolazione possiede quasi la metà, il 45,6%, della ricchezza globale. Di contro la metà più povera del mondo ne detiene meno dell’1% – appena lo 0,75%. Ci sono nel mondo 81 miliardari che detengono più ricchezza della metà della popolazione mondiale. E i patrimoni di solo 10 miliardari superano l’ammontare di ricchezza che hanno 200 milioni di donne africane, ricorda il rapporto Oxfam.
Le disuguaglianze aumentano anche in Italia. Qui i super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (pari ad appena lo 0,134% degli italiani) erano titolari, a fine 2021, di un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri. Nelle mani del 5% più ricco si concentra una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero della popolazione.
Fra il 2020 e il 2021 la concentrazione della ricchezza in Italia è aumentata. La quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani, già 6 volte superiore a quanto posseduto alla metà più povera della popolazione, è aumentata dell’1,3% annuo a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero e di un calo delle quote di ricchezza per gli altri.
«La ricchezza del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) era superiore, a fine 2021, allo stock di ricchezza detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (31,4%). La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco (che deteneva a fine 2021 il 23,3% della ricchezza nazionale) valeva oltre 40 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana».
Nonostante la flessione dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani nel 2022, dopo il picco dell’anno precedente, ci sono 14 miliardari in più in Italia rispetto al 2019 e il valore delle fortune dei super ricchi aumenta di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemia.
Tutto questo in un contesto in cui la povertà assoluta (nel 2021 stabile dopo la crescita del 2020) riguarda quasi 2 milioni di famiglie: il 7,5% delle famiglie, pari 1 milione 960 mila in termini assoluti, e pari a 5,6 milioni di persone.
In 16 anni sono raddoppiate le famiglie con un livello di spesa insufficiente a garantirsi uno standard di vita degno. Oggi poi le famiglie povere sono esposte più delle altre all’aumento dei prezzi, soprattutto per quelli che riguardano beni alimentari ed energetici. L’inflazione colpisce infatti di più le famiglie più povere perché maggiore è il peso percentuale delle spese obbligate sul reddito già scarso.
In Italia c’è poi da considerare la diffusione del lavoro povero, una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano, insieme alla scarsa partecipazione al lavoro di donne e giovani, alle disuguaglianze di reddito e a forme di lavoro non standard e precario che aumentano le disparità.
La valutazione di Oxfam è allora di totale bocciatura delle politiche governative che non hanno finora affrontato il tema della riduzione delle disuguaglianze.
Nel rapporto Oxfam trova posto il riferimento a scelte del Governo accompagnate da «una stigmatizzazione pubblica senza precedenti e da un crescente disgusto misto a indifferenza verso i poveri in un Paese in cui la coesione sociale è un obiettivo politico scarsamente perseguito».
È una valutazione si collega alle scelte fatte sul reddito di cittadinanza – che verrà abrogato dal 2024 e per il 2023 confermata per sette mesi per i soli “occupabili”.
«La riduzione delle disuguaglianze rappresenta una questione cui nessun governo ha finora attribuito centralità d’azione e che si è trovato ridimensionata sia nell’ultima campagna elettorale che in avvio di legislatura. La nuova stagione politica si sta contraddistinguendo più per il riconoscimento e la premialità di contesti e individui che sono già avvantaggiati che per la tutela dei soggetti più deboli.
Invece di rendere più equo ed efficiente il reddito di cittadinanza, lo si abroga dal 2024, adottando per il 2023 un approccio categoriale alla povertà che, noncurante del contesto e delle opportunità territoriali di lavoro, vede nell’impossibilità di lavorare e non nella condizione di bisogno il titolo d’accesso al supporto pubblico. Invece di porre fine a iniqui trattamenti fiscali differenziati tra i contribuenti, si rafforzano regimi come la flat-tax per le partite IVA» (2).
Nell’agenda politica per l’equità proposta da Oxfam c’è dunque spazio per una serie di interventi. Fra questi, solo per citarne una manciata, la richiesta di abbandonare il regime transitorio del reddito di cittadinanza per il 2023 e riformare questa misura per renderla più equa ed efficiente. Quella di agire sul fronte del caro energia e “potenziare la tassa sugli extraprofitti a carico degli operatori del comparto energetico fossile, aumentando l’aliquota dal 50% all’80% ed estendendo la misura ai settori farmaceutico ed assicurativo”. E quella di introdurre un salario minimo legale.
Sabrina Bergamini
(1) Rapporto Oxfam “La disuguaglianza non conosce crisi”. https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2023/01/Report-OXFAM_La-disuguaglianza-non-conosce-crisi_final.pdf
2. Disuguitalia, comunicato stampa. https://www.oxfamitalia.org/disuguitalia-2023/