L’ultimo rapporto ISTAT sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie (2023-2024) dipinge un quadro allarmante: povertà in aumento, redditi erosi dall’inflazione e disuguaglianze record. (1) Questo articolo analizza i dati ufficiali, evidenziando le cause strutturali della crisi e proponendo soluzioni per un’economia più giusta.
1. Povertà ed esclusione sociale: l’emergenza in Italia
1.1. Il 23,1% degli Italiani è a rischio di povertà
Nel 2024, 13,5 milioni di persone (23,1% della popolazione) vivono in condizioni di rischio di povertà o esclusione sociale, in aumento rispetto al 22,8% del 2023. Questo indicatore comprende:
- rischio di povertà monetaria (18,9%). Famiglie con reddito inferiore a €12.363 annui (60% della mediana);
- bassa intensità lavorativa (9,2%): nuclei in cui gli adulti lavorano meno del 20% del tempo disponibile;
- grave deprivazione materiale e sociale (4,6%). Impossibilità di affrontare spese di base.
1.2. Grave deprivazione materiale e sociale
Secondo l’ISTAT, 2,7 milioni di italiani soffrono di grave deprivazione, con almeno 7 su 13 indicatori di difficoltà familiari e/o individuali, secondo i criteri stabiliti da Eurostat:
- non poter affrontare spese impreviste (es. riparazioni urgenti);
- rinunciare a una settimana di vacanza annuale;
- ritardi nel pagamento di affitto, bollette o mutui;
- non assumere proteine (carne, pesce o alternative) almeno ogni due giorni;
- non riscaldare adeguatamente casa;
- non potersi permettere un’auto;
- non poter sostituire mobili rotti;
- nessuna connessione internet a casa.
- abiti logori e impossibilità di comprarne di nuovi.
- meno di due paia di scarpe in buono stato;
- non poter spendere piccole somme per sé stessi;
- rinunciare a svaghi fuori casa (cinema, ristoranti).
- non poter incontrare amici/familiari almeno una volta al mese.
1.3. Chi soffre di più?
- Genitori single: 32,1% a rischio (+2,9% dal 2023).
- Famiglie con 3+ figli: 34,8% (+2,8%).
- Anziani soli: 29,5% (+2,3%).
- Mezzogiorno: 39,2% a rischio (vs. 11,2% nel Nord-Est).
2. Redditi in caduta libera: l’inflazione divora i salari
2.1. Potere d’acquisto reale
- Reddito medio familiare: €37.511 lordi annui (+4,2% nominale, ma 1,6% reale con l’inflazione al 5,9%).
- Reddito mediano: €30.039 (il 50% delle famiglie guadagna meno di €2.503 al mese).
- Crollo storico: dal 2007, i redditi reali sono calati dell’8,7% (-17,5% per i lavoratori autonomi).
2.2. Disparità territoriali
- Nord-Est: -4,6% di reddito reale (peggiore flessione).
- Sud: reddito mediano inferiore del 28% rispetto al Nord-Est.
3. Disuguaglianza record: il 20% più ricco guadagna 5,5 volte di più
3.1. Dati choc sulla distribuzione della ricchezza
- Divario ricchi-poveri: il 20% più ricco guadagna 5,5 volte rispetto al 20% più povero (era 5,3 nel 2022).
- Indice di Gini: salito a 0,323 (0 = massima uguaglianza), con picchi al Sud (0,339). (2)
- Cause: precariato, tagli al welfare, fiscalità regressiva.
4. Lavoro precario = povertà garantita
4.1. Un occupato su dieci è ‘working poor’
- 21% dei lavoratori guadagna meno di €12.188/anno (€1.015/mese).
- Donne: 26,6% a basso reddito (vs. 16,8% uomini).
- Stranieri: 35,2% (vs. 19,3% italiani).
- Settori più sfruttati:
– servizi alla persona: 44,5% low-paid.
– Contratti temporanei: 46,6% a basso reddito (vs. 11,6% indeterminati).
4.2. Povertà lavorativa in aumento (10,3%)
- Migranti: 22,6% a rischio (vs. 8,9% italiani).
- Famiglie monoreddito: 20,1% (vs. 5,5% con 3+ percettori).
5. Emergenza abitativa: affitti e mutui soffocano le famiglie
- 20% delle famiglie in affitto spende fino al 40% del reddito per la casa.
- Redditi da capitale: -22,6% dal 2007, ma concentrati nel 10% più ricco.
6. Cosa fare? Proposte per un cambiamento reale
- Reddito minimo garantito, con il supporto di misure di intervento sociale da finanziare anche con fondi UE dedicati, già a disposizione degli Stati membri (es. FSE+, FESR, InvestEU).
- Fiscalità progressiva: tassare i grandi patrimoni per affrontare l’emergenza sociale con strumenti concreti.
- Welfare universale: reddito di base e servizi pubblici gratuiti per le fasce di reddito più basse;
- Lotta al precariato: misure di sostegno (es. crediti fiscali) alla stabilizzazione dei contratti.
7. Conclusioni provvisorie
Gli investimenti pubblici devono venire dedicati alla protezione della società rispetto ai nemici reali di povertà e diseguaglianze, anziché alla difesa militare da nemici immaginari.
Égalité si oppone fermamente al piano ‘Rearm Europe’, che aggraverà i guai sopra accennati a esclusivo vantaggio delle oligarchie finanziarie impegnate nell’industria delle armi.
#Égalité, #PaceTerraDignità
Dario Dongo
Note
(1) ISTAT. Nel 2023 il reddito delle famiglie diminuisce in termini reali. 26 marzo 2025 https://tinyurl.com/2s4yjnh3
(2) Indice di concentrazione di Gini: misura il grado di diseguaglianza della distribuzione del reddito (un valore pari a 0 indica che tutte le unità ricevono lo stesso reddito, un valore pari a 1 indica che il reddito totale è percepito da una sola unità). Nel rapporto ISTAT in esame l’indice di Gini è calcolato su base individuale, attribuendo a ogni individuo il reddito netto equivalente della famiglia di appartenenza. L’indice è calcolato in base al reddito netto familiare senza componenti figurative e in natura.
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.