Per bullismo e cyber-bullismo si indicano generalmente le prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei. Ma siamo veramente consapevoli di quale sia il confine fra bullismo e maleducazione?
La definizione del fenomeno di bullismo si basa su tre condizioni:
– l’intenzionalità;
– la persistenza nel tempo;
– l’asimmetria della relazione fra il bullo e la vittima.
L’aggressività si manifesta spesso in presenza di testimoni, di un gruppo reale o virtuale (nel cosiddetto cyber-bullismo). Nel bullismo infatti gli attori sono ben definiti e sono rappresentati dal bullo che individua la vittima più debole e si fa forte di questo divario per affermarsi, dai gregari e dagli osservatori.
Spesso le azioni prevaricatrici, si sviluppano tra persone della stessa scuola o della stessa compagnia, tra soggetti che si conoscono tra loro. Gli episodi di bullismo, si verificano quindi prevalentemente in classe, a scuola, nei gruppi sportivi o altri luoghi e avvengono in tempi precisi: nella pausa di ricreazione, nel tragitto da casa a scuola, negli spogliatoi del centro sportivo.
Nel caso del cyberbullismo il rischio è ovviamente globalizzato e amplificato dalla disinibizione del cyberbullo a cui l’immediatezza e la capacità diffusiva della tecnologia conferisce una sorta di totipotenza.
Quale è l’incidenza e la diffusione di bullismo e cyberbullismo in Italia? L’ Indagine ISTAT conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti presentata alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza a giugno 2020, ci dice che più del 50% degli intervistati 11-17enni (1.687) riferisce di essere rimasto vittima, nei 12 mesi precedenti, di un qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento.
Quasi uno su cinque (19,8%, 286), dichiara di aver subìto azioni tipiche di bullismo una o più volte al mese.
Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Oltre il 55% delle giovani 11-17enni è stato oggetto di prepotenze qualche volta nell’anno mentre per il 20,9% le vessazioni hanno avuto almeno una cadenza mensile (contro, rispettivamente, il 49,9% e il 18,8% dei loro coetanei maschi).
Per quanto riguarda il dimensionamento specifico del cyberbullismo occorre premettere che, sempre fonte ISTAT, nel 2019, l’87,3% dei ragazzi tra 11 e 17 anni di età utilizza quotidianamente il telefono cellulare. Tre quarti dei ragazzi in quella stessa fascia di età naviga in Internet tutti i giorni.
Non stupisce quindi che il cyberbullismo nel 2019 abbia colpito il 22,2% (186) di tutte le vittime di bullismo tracciate. Nel 5,9% (66) dei casi si è trattato di azioni ripetute (più volte al mese). La maggior propensione delle ragazze/adolescenti a utilizzare il telefono cellulare e a connettersi a Internet probabilmente le espone di più ai rischi della rete e dei nuovi strumenti di comunicazione.
Tra le 11-17enni si registra, infatti, una quota più elevata di vittime: il 7,1% delle ragazze che si collegano a Internet o dispongono di un telefono cellulare sono state oggetto di vessazioni continue tramite Internet o telefono cellulare, contro il 4,6% dei ragazzi.
Che cosa si può fare per individuare, monitorare e dunque prevenire il bullismo?
Dal mondo UNI un valido strumento, la prassi UNI/PdR 42:2018, Prevenzione e contrasto del bullismo – Linee guida per il sistema di gestione per la scuola e le organizzazioni rivolte ad utenti minorenni.
La prassi, nata dal tavolo di lavoro promosso da Accredia (Ente unico nazionale di accreditamento), con il coinvolgimento di UNI (Ente di normazione), FIDAE (Federazione rappresentativa delle scuole cattoliche italiane), ISRE (Istituto Internazionale Salesiano di Ricerca Educativa) e MOIGE (Movimento Italiano Genitori) ancora poco conosciuta, individua i criteri per prevenire e contrastare il bullismo attraverso l’utilizzo di un sistema di gestione antibullismo.
Si può applicare a tutti gli istituti scolastici e formativi e alle attività assimilabili alla scuola (ad esempio, centri di formazione professionale, centri diurni, convitti, centri giovanili, centri sportivi, centri ricreativi e così via) e comunque in generale a tutte le organizzazioni rivolte ad utenti minorenni.
L’approccio di queste linee guida è basato:
– sul modello cardine dei sistemi di gestione PDCA (Plan-Do-Check-Act) volto al miglioramento continuo
– sul risk-based thinking (valutazione del rischio di bullismo a partire da robusta analisi di contesto, individuazione vulnerabilità, selezione e estensione dei controlli e delle relative azioni di miglioramento).
Dieci sono i requisiti fondamentali dello standard:
1. definizione e divulgazione, da parte dell’organizzazione che applica la prassi (scuola o centro sportivo che sia), di una “politica antibullismo” con la chiara assunzione degli impegni assunti verso l’utenza in ordine alla prevenzione ed al contrasto del bullismo;
2. predisposizione di un “piano della vigilanza” in grado di garantire la costante e corretta vigilanza sui minori, anche in relazione alle diverse fasce di età;
3. predisposizione di un documento di “valutazione dei rischi di bullismo”, che tenga conto dei risultati di una preliminare analisi del contesto di riferimento (territorio in cui opera la scuola /l’organizzazione, tipologia di utenza, fascia d’età dei minori, storico e statistiche di episodi di bullismo verificatisi) e sia regolarmente aggiornato;
4. definizione periodica di un “piano antibullismo” coerente con i risultati della valutazione dei rischi e diretto a promuovere sia la prevenzione che il contrasto dei fenomeni di bullismo;
5. comunicazione all’utenza ed a tutte le altre parti interessate delle azioni adottate per garantire la prevenzione ed il contrasto del bullismo (“trasparenza applicata al bullismo”);
6. definizione di un “sistema sanzionatorio”, che preveda adeguate regole di comportamento e relative sanzioni (nel rispetto delle leggi) rivolte ai minori, approvato dalla commissione antibullismo (vedi sotto)
7. definizione di una “procedura per l’individuazione e la gestione delle criticità relative al bullismo”, per consentire a tutti gli interessati una segnalazione, anche in forma riservata, relativa a possibili atti di bullismo (mail dedicata, colloqui, questionari)
8. nomina di una “Commissione Antibullismo” rappresentativa di tutte le parti interessate, minori e genitori compresi,
9. adozione e periodico aggiornamento di un “piano di formazione antibullismo”, per garantire la formazione, e la sensibilizzazione di tutte le componenti in materia di bullismo (docenti, educatori, genitori, alunni, sportivi, etc.);
10. svolgimento periodico di “audit antibullismo”, sia in forma programmata che a sorpresa, in modo tale da individuare eventuali situazioni critiche e verificare lo stato delle misure antibullismo programmate, nonché di monitorare lo stato della qualità relazionale all’interno dell’organizzazione, con specifico riferimento all’attitudine del contesto a prevenire e contrastare il bullismo.
L’adozione della prassi (per la quale è possibile ottenere una certificazione da parte di un ente terzo accreditato indipendente) può rappresentare un fattore distintivo strategico
✓ facilitando il rispetto sistematico delle disposizioni di legge in materia di bullismo e cyberbullismo
✓ Scovando o meglio facendo luce su rischi di bullismo nelle relazioni e dinamiche interno all’organizzazione
✓ Rafforzando la fiducia delle famiglie e dell’utenza minorenne nei confronti del management.
Giulia Baldelli
Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche a indirizzo nutrizionale, esperta in sistemi di gestione qualità, responsabilità sociale e supply chain