La Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) ha presentato il rapporto ‘Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia’. (1)
L’emergenza climatica – come si è visto nel rapporto 22.9.19 della World Meteorological Organization (WMO), The Global Climate in 2015-2019 – non risparmia l’Italia. CMCC stima che il costo di alluvioni e siccità, eventi meteorologici estremi possa incidere sul PIL pro-capite in misura fino all’8%. Con un impatto drammatico su infrastrutture, agricoltura, turismo e la società nel suo complesso. Oltre ad aggravare le diseguaglianze sociali e le condizioni di salute delle categorie più fragili (anziani, bambini e malati).
‘Il rischio connesso ai cambiamenti climatici interessa l’intero territorio italiano e tutti i settori economici. Pur con differenze tra diverse aree che sono interessate in maniera diversa, non ci sono regioni che possono considerarsi immuni dal rischio climatico che sta già crescendo in questi anni, con particolare riferimento agli eventi estremi’.
La temperatura in Italia potrebbe aumentare fino a +5°C nello scenario peggiore. E la probabilità di eventi meteorologici estremi è aumentata del 9% negli ultimi venti anni. Le conseguenze economiche sono di decine di miliardi di euro, con un impatto crescente se non si interverrà con azioni di mitigazione. Rischia l’agricoltura, rischiano gli animali di allevamento, potrebbe cambiare la geografia delle colture e diminuire la qualità nutrizionale degli alimenti.
L’aumento medio della temperatura, rispetto al periodo 1981-2010, può variare da +1°C (in ipotesi di effettivo abbattimento delle emissioni di gas-serra) a +5°C (in assenza di efficaci iniziative di mitigazione) entro il 2100. In Italia ciò comporterà:
– un sostanziale incremento di piogge e alluvioni in inverno, soprattutto al Nord e al Centro. Con aumento dell’intensità massima della pioggia che, in tutti gli scenari considerati, è in grado di aggravare il rischio idro-geologico,
– molta meno pioggia d’estate, con gravi siccità e maggior rischio di incendi. Da qui al 2050, le notti tropicali (temperatura >20°C) aumenteranno fino a 18 giorni in più rispetto a oggi.
‘I costi degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia aumentano rapidamente e in modo esponenziale al crescere dell’innalzamento della temperatura nei diversi scenari, con valori compresi tra lo 0,5% e l’8% del Pil a fine secolo. I cambiamenti climatici aumentano la disuguaglianza economica tra regioni’. (1)
Entro fine secolo, il rischio alluvionale può arrivare a costare 15,3 miliardi di euro l’anno, l’innalzamento del livello del mare 5,7 miliardi di euro. In agricoltura, il decremento del valore dei terreni agricoli potrà oscillare da 87 a 162 miliardi di euro. E la contrazione della domanda turistica potrebbe raggiungere € 52 miliardi/anno.
Il cambiamento climatico colpisce duramente gli ambienti urbani, più vulnerabili a temperature estreme e ondate di calore (fino a 5-10 °C in più rispetto alle aree circostanti), così come alle piogge torrenziali. Soprattutto a causa del fenomeno di urbanizzazione incontrollata, che avanza a livello globale, e della cementificazione selvaggia che ha reso i suoli impermeabili.
I maggiori rischi riguardano la salute di bambini, anziani, malati, disabili e persone a basso reddito. Si prevede un aumento della mortalità prematura per varie patologie (es. cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico). E un incremento delle malattie respiratorie, dovuto al legame tra innalzamento delle temperature in ambiente urbano (isole di calore) e concentrazioni di ozono (O3) e polveri sottili (PM10). L’inquinamento, come si è visto, è la prima vera causa di pandemia.
‘I sistemi agricoli possono andare incontro ad una aumentata variabilità delle produzioni con una tendenza alla riduzione delle rese per molte specie coltivate, accompagnata da una probabile diminuzione delle caratteristiche qualitative dei prodotti, con risposte tuttavia fortemente differenziate a seconda delle aree geografiche e delle specificità colturali.’ (1)
Il rischio climatico per l’agricoltura comporta possibili riduzioni di resa per le colture a ciclo primaverile-estivo (es. mais), variazioni negative per il frumento al Sud e nelle isole (a cui potrà corrispondere un aumento nelle regioni del Centro e del Nord), la possibile espansione verso Nord delle colture di vite e olivo.
Alluvioni e allagamenti dei suoli inariditi dall’agricoltura intensiva, ma anche carenza di acqua con impatto sul ciclo della vita delle piante e il benessere animale. La CO2 in eccesso potrà poi avere un impatto negativo sulla qualità del cibo, in termini di meno contenuto proteico nei cereali e riduzione di assorbimento di minerali quali zinco e ferro.
‘Impatti negativi sono attesi anche per il settore dell’allevamento, con impatti sia diretti che indiretti sugli animali allevati e conseguenti ripercussioni sulla qualità e la quantità delle produzioni’. (1)
Il rapporto della fondazione CMCC prevede una maggiore esposizione degli animali a stress da caldo e una minore disponibilità di pascoli. Con alta vulnerabilità di ruminanti da latte e suini, una vulnerabilità media per gli avicoli e medio-bassa per i ruminanti da carne.
Dario Dongo e Sabrina Bergamini
Note
(1) Fondazione CMCC (2020). Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia.
ISBN 978-88-97666-15-8. https://files.cmcc.it/200916_REPORT_CMCC_RISCHIO_Clima_in_Italia.pdf
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.