Il summit della finanza climatica (1) si ferma a quota 300. Alla conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, la Cop29 che si è chiusa nei giorni scorsi a Baku, i Paesi industrializzati si impegnano a finanziare la lotta globale contro la crisi climatica nei Paesi in via di sviluppo mobilitando solo 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, all’interno di un vago traguardo di 1.300 miliardi che dovrebbe essere raggiunto attraverso il contributo di attori pubblici e privati. I Paesi in via di sviluppo e quelli più colpiti dai disastri climatici avevano chiesto almeno 1000 miliardi di dollari l’anno.
L’accordo “invita tutti gli attori a collaborare per consentire l’aumento dei finanziamenti ai Paesi parti per l’azione per il clima da tutte le fonti pubbliche e private ad almeno 1,3 USD trilioni all’anno entro il 2035”.
Negli anni scorsi i Paesi industrializzati avevano accettato di pagare 100 miliardi di finanziamenti per il clima all’anno entro il 2020; alla cifra si è arrivati solo più tardi ma con varie controversie perché gli importi sono stati raggiunti soprattutto attraverso prestiti e non mediante sovvenzioni.
Ora l’accordo raggiunto a Baku, come si legge nello statement ufficiale, prevede di “triplicare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo, passando dal precedente obiettivo di 100 miliardi di dollari annui a 300 miliardi di dollari annui entro il 2035; garantire gli sforzi di tutti gli attori affinché lavorino insieme per aumentare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo, da fonti pubbliche e private, fino a raggiungere un importo di 1,3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035”. (2)
Troppo poco, da troppe fonti, con un’agenda climatica disastrosa e con quello che Oxfam international indica come “uno schema Ponzi globale”.
Le critiche all’accordo si sono moltiplicate perché i finanziamenti sono ritenuti troppo bassi, se non offensivi, e inadatti ad affrontare la crisi climatica nei Paesi che meno vi prendono parte (come le piccole nazioni insulari) ma di più rischiano di venire spazzate via dai disastri sempre più devastanti.
Paesi come la Bolivia e la Nigeria hanno espresso profonda delusione per quello che hanno definito un obiettivo di finanziamento “insulsamente basso” e per il fatto che il testo concordato non sia riuscito a sviluppare in modo significativo l’accordo raggiunto alla COP28 di Dubai, che chiedeva alle nazioni di “abbandonare i combustibili fossili”. Un rappresentante di un gruppo di piccole nazioni insulari ha dichiarato: “Dopo la fine di questa COP29, non possiamo semplicemente salpare verso il tramonto. Stiamo letteralmente affondando”. (3)
Ha scritto su X il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres: “Raggiungere un accordo alla COP29 era essenziale per mantenere il limite di 1,5°C di riscaldamento globale. Avevo sperato in un risultato più ambizioso – sia sul piano finanziario che su quello della mitigazione – per affrontare la portata della grande sfida che abbiamo di fronte, ma l’accordo raggiunto fornisce una base su cui costruire. Deve essere rispettato in pieno e nei tempi previsti. Faccio appello ai governi affinché lo facciano con urgenza”. (4)
Il vertice è considerato fallimentare perché ha solo evitato il disastro diplomatico e si è chiuso con una cifra che è “troppo poco, troppo tardi, da troppe fonti” (Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico) anche perché non è fatto solo di finanziamenti pubblici, tutt’altro.
Servono almeno 1000 miliardi di dollari l’anno fra loss&damage, adattamento e mitigazione ma servono (servirebbero) sotto forma di risorse pubbliche, quindi di sovvenzioni. Secondo Legambiente “gli aiuti ricevuti sino ad ora sono stati soprattutto (69% nel 2022) sotto forma di prestiti” e questo aggrava la crisi debitoria dei Paesi vulnerabili.
“La presunta “COP della finanza climatica” si è trasformata in “COP di false soluzioni”. Il terribile accordo sulla finanza distrugge la nozione di responsabilità storica dei ricchi grandi paesi inquinanti e spinge il debito privato a creare finanziamenti”, commenta Kirtana Chandrasekaran di Friends of the Earth International. (5)
La Via Campesina denuncia una serie di storture in spazi di confronto che risultano dominati dagli interessi delle multinazionali e del Nord globale – alle Cop non a caso arrivano centinaia e centinaia di lobbisti delle industrie di idrocarburi.
Le comunità di contadini, lavoratori rurali e popoli indigeni denunciano sistema agroalimentare industriale, modelli estrattivi, schemi di “greenwashing” aziendale, neoliberismo, soluzioni basate sul mercato, sugli interessi delle imprese e delle nazioni ricche, spesso avvolte nella retorica della green economy, che finiscono per riprodurre sfruttamento e disuguaglianze.
Per la via Campesina “l’attuale agenda climatica è a dir poco disastrosa. Le false soluzioni, tra cui i mercati del carbonio, i sistemi di compensazione, le colture geneticamente modificate, i megaprogetti di geoingegneria, “Agricoltura intelligente per il clima” e le “Soluzioni basate sulla natura”, sono promosse come strumenti di mitigazione del clima, ma non riescono ad affrontare le cause profonde della crisi. Questi approcci rafforzano un’agenda di sviluppo imperialista, approfondendo il colonialismo, il patriarcato e il degrado ambientale”. (6)
Non solo le risorse sono poche. Ma non sono neanche “vero denaro”, sferza Oxfam International (7).
Sostiene Nafkote Dabi, responsabile delle politiche sui cambiamenti climatici di Oxfam International: “Il terribile verdetto dei colloqui di Baku sul clima dimostra che i Paesi ricchi considerano il Sud del mondo come sacrificabile in ultima analisi, come pedine su una scacchiera (…) E per quanto riguarda le promesse di finanziamenti futuri? Sono vuote tanto quanto l’accordo stesso. I soldi sul tavolo non sono solo una miseria in confronto a ciò di cui c’è realmente bisogno, non sono nemmeno “soldi” veri e propri. Piuttosto, è un mix eterogeneo di prestiti e investimenti privatizzati, uno schema Ponzi globale che gli avvoltoi del private equity e gli addetti alle pubbliche relazioni ora sfrutteranno“.
Sabrina Bergamini
(1) Sabrina Bergamini. Cop29, finanza climatica e diritti delle comunità. Égalité. 15.11.24
(2) COP29 UN Climate Conference Agrees to Triple Finance to Developing Countries, Protecting Lives and Livelihoods https://unfccc.int/cop29
(3) COP29: la conferenza si chiude con un impegno di $300 miliardi https://unric.org/it/cop29-la-conferenza-si-chiude-con-un-impegno-di-300-miliardi/
(4) UN Secretary-General Statement on COP29 https://www.un.org/sg/en/content/sg/statement/2024-11-23/un-secretary-general-statement-cop29
(5) COP29 closing: Pennies for climate finance, billions in false solutions, complicity in genocide https://www.foei.org/cop29-foei-closing-press-release/
(6) “Current climate agenda is nothing short of disastrous as false solutions are promoted as climate mitigation tools” – warns Via Campesina https://viacampesina.org/en/current-climate-agenda-is-nothing-short-of-disastrous-as-false-solutions-are-promoted-as-climate-mitigation-tools-warns-via-campesina/
(7) COP29 deal is a “global Ponzi scheme”: Oxfam https://www.oxfam.org/en/press-releases/cop29-deal-global-ponzi-scheme-oxfam