Una dichiarazione politica di alto livello sulla Copertura Sanitaria Universale è stata adottata il 23.9.19, per la prima volta nella storia, dai capi di Stato e di governo e dei loro rappresentanti alle Nazioni Unite (ONU). (1)
Copertura sanitaria universale ‘significa che tutti gli individui e le comunità ricevono i servizi sanitari di cui hanno bisogno senza subire difficoltà finanziarie. Include l’intera gamma di servizi sanitari essenziali e di qualità, dalla promozione della salute alla prevenzione, al trattamento, alla riabilitazione e alle cure palliative’ (OMS, v. nota 2).
Realizzare la Universal Health Coverage (UHC) entro il 2030 è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goal, SDGs) già concordati dall’Assemblea Generale ONU nel 2015. L’Obiettivo n. 3 – ‘Ensure healthy lives and promote wellbeing for all at all ages’ – si declina infatti con il Goal 3.8. ‘Raggiungere una copertura sanitaria universale, compresi la protezione dai rischi finanziari, l’accesso a servizi sanitari essenziali di qualità e l’accesso a medicinali e vaccini sicuri, essenziali, efficaci, di qualità e convenienti per tutti’.
‘Il mondo ha ancora 11 anni per raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. La copertura sanitaria universale è fondamentale per garantire che ciò accada’ (Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale OMS. V. nota 3).
Il rapporto OMS 22.9.19 mostra come a tutt’oggi oltre la metà della popolazione del pianeta sia priva della copertura dei servizi sanitari di base. Circa 100 milioni di persone si trovano in condizioni di povertà estrema (<1,90 US$/die) a causa delle spese cui sono costrette per l’assistenza sanitaria. 200 milioni di esseri umani spendono oltre il 25% del proprio reddito per la salute. Altri 925 milioni spendono almeno il 10% del budget familiare – e non individuale, si noti bene – per pagare le cure.
‘Se siamo seriamente intenzionati a raggiungere una copertura sanitaria universale e a migliorare la vita delle persone, dobbiamo prendere sul serio l’assistenza sanitaria di base. Ciò significa fornire servizi sanitari essenziali come immunizzazione, cure prenatali, consigli per uno stile di vita sano il più vicino possibile a casa – e assicurarsi che le persone non debbano pagare per queste cure di tasca propria’ (Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale OMS).
I 194 Stati membri OMS devono investire almeno l’1% in più del PIL nell’assistenza sanitaria di base. (4) Vale a dire raddoppiare la copertura sanitaria, da qui al 2030. Altrimenti,
‘fino a 5 miliardi di persone non saranno ancora in grado di accedere all’assistenza sanitaria nel 2030, il termine che i leader mondiali hanno fissato per raggiungere la copertura sanitaria universale. La maggior parte di quelle persone sono povere e già svantaggiate’. (5)
Un investimento di 200 miliardi di dollari all’anno – per rafforzare l’assistenza sanitaria di base nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC, Low-Medium Income Countries) – può salvare 60 milioni di vite, aumentare l’aspettativa di vita media di 3,7 anni entro il 2030 e contribuire in misura significativa allo sviluppo socioeconomico. Ma i governi continuano a privilegiare gli armamenti agli ospedali, l’industria della morte alla vita.
‘La salute pubblica è in definitiva una scelta politica. Dobbiamo renderci conto che la salute è un investimento per il futuro. I Paesi investono pesantemente nella protezione della loro gente dagli attacchi terroristici, ma non contro l’attacco di un virus, che potrebbe essere molto più mortale e molto più dannoso dal punto di vista economico e sociale. Una pandemia potrebbe mettere in ginocchio economie e nazioni’ (Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale OMS).
Il 23.9.18 gli Stati membri ONU si sono impegnati a lavorare con efficacia per raggiungere l’obiettivo della Universal Health Coverage’ (UHC) entro il 2030. A parole, almeno. Tenendo a mente che gli USA, seconda potenza economica mondiale, sono ancora lontani dal garantire l’assistenza sanitaria di base ai ceti meno abbienti. In ogni caso, i governi dovranno riferire periodicamente all’ONU lo stato di avanzamento dei lavori, in vista dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2023.
Gli investimenti devono venire orientati su quattro aree, con gli obiettivi di:
1) garantire che nessuno soffra le ripercussioni economiche e finanziarie per affrontare i costi dell’assistenza sanitaria,
2) implementare interventi sanitari ad alto impatto sociale per combattere le malattie,
3) proteggere la salute delle donne e dei bambini,
4) rafforzare le infrastrutture sanitarie, aumentare la forza lavoro in sanità e insieme rafforzare la capacità di governance.
Le aree di conflitto e di crisi sono le prime ove rivolgere attenzione, soprattutto verso i bambini. A livello globale è indispensabile introdurre equità nell’accesso ai servizi e ampliare l’accesso ai farmaci. Circa un terzo degli individui del pianeta tuttora non ha accesso a medicinali, vaccini, strumenti diagnostici, con conseguenze atroci in particolare su malattie croniche e disabilità.
La prevenzione deve peraltro fondarsi, com’è ovvio, sull’effettivo approvvigionamento di cibo sicuro e nutriente nonché di acqua a tutti gli abitanti del pianeta. Evidenziando la responsabilità di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di garantire questi diritti umani che l’Assemblea Generale ONU ha dichiarato essere fondamentali e imprescindibili. E non a caso figurano ai primi posti tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) in Agenda ONU 2030.
Malnutrizione, obesità e cambiamento climatico sono i tre fattori-chiave della Global Syndemic, la minaccia epidemica globale messa a fuoco lo scorso anno dalla Commissione The Lancet. Gli alimenti ultraprocessati – cibo-spazzatura in prevalenza – ammalano le popolazioni del mondo, come ha sottolineato un recente rapporto FAO. Si aggiunge infine l’antibiotico-resistenza, che dipende sia dalla gestione irresponsabile degli allevamenti in alcune aree del mondo, sia dall’abuso di antibiotici per uso umano. Anche in Italia, come si è visto.
Dario Dongo e Sabrina Bergamini
Note
(1) High-level United Nations Political Declaration on universal health coverage (UHC),
(2) Universal health coverage (UHC)
(3) WHO welcomes landmark UN declaration on universal health coverage, comunicato stampa 23.9.19
(4) WHO, comunicato 22.9.19. Countries must invest at least 1% more of GDP on primary health care to eliminate glaring coverage gaps,
(5) WHO, Urgent health challenges for the next decade
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.