Tutti i nodi delle diseguaglianze nel mondo sono venuti al pettine del coronavirus. Diseguaglianze tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo, ingiustizie sociali ubiquitarie che possono causare anche problemi di food security. Appello umanitario e programma di ONU, OCHA, UNICEF, WHO.
I Paesi del Nord del mondo hanno dimostrato una straordinaria fragilità di fronte a un evento che, come si è già condiviso, non era affatto imprevedibile. Il capitalismo occidentale ha prodotto 34 varietà di Pringles, 40 diverse Barbie e missili balistici con una portata di 16.000 chilometri, ma per qualche ragione non è capace di produrre abbastanza maschere e ventilatori per la salute pubblica di base.
Ironia della sorte, il comunismo è stato il singolo fattore più importante che ha aiutato la Cina a superare con grande efficacia il primo focolaio di Covid-19. La cultura radicata sull’interesse collettivo, lo spirito di partecipazione e assistenza, la disciplina comunitaria hanno permesso di isolare in poche settimane il contagio in una metropoli da 12 milioni di abitanti. Nell’unico Paese che porta avanti da anni un maestoso programma di investimenti, garantire la copertura sanitaria universale.
Il Sud del mondo è storicamente fragile, dopo secoli di colonialismo che prosegue senza fine per la rapina delle terre e delle risorse naturali. Ed è proprio la corruzione indotta dai colonialisti a far sì che le ricchezze residue vengano concentrate nelle mani delle élite locali. Mentre i popoli muoiono di fame, sete e malattie spesso causate dalle carenza di servizi igienici.
Le guerre – generalmente azionate o commissionate da Stati NATO e loro alleati (1) – indeboliscono ciclicamente le popolazioni già deboli. E aggravano gli effetti di crisi esogene quali desertificazione e carestie, catastrofi naturali ed epidemie.
In Africa 1,2 posti letto per 1000 persone sono disponibili negli ospedali. In una media che tuttavia non distingue tra le aree urbane, ove sono concentrati i presidi ospedalieri, e quelle rurali ove invece essi mancano. Il Sudafrica, seconda più grande economia del continente dopo la Nigeria, vanta il migliore sistema sanitario. Meno di 1000 letti di terapia intensiva per 56 milioni di persone. 150 in Kenya, 50 in Senegal, 45 in Zambia, 38 in Tanzania, 34 in Malawi, etc. (2)
L’isolamento domiciliare raccomandato da WHO, in molti Paesi africani, non è neppure concepibile. Poiché la ‘casa’, quando pure sia disponibile, tende a essere uno spazio condiviso da molte persone. Restare a casa può quindi facilitare, anziché ostacolare, la diffusione del virus.
Il distanziamento sociale è altresì improbabile, in molti Paesi a Basso-Medio Reddito (Low-Middle Income Countries, LMIC), per i milioni di persone che vivono ai margini delle megalopoli in baracche di fortuna, con latrine condivise. E i tanti altri senzatetto, affidati alla sussistenza hand-to-mouth. Vale a dire con ciò che recuperano quando capita.
In America Latina il nuovo coronavirus si è già diffuso in quasi tutti i Paesi, ma non è facile avere i numeri esatti per varie carenze organizzative dei sistemi sanitari, impreparati ad affrontare la crisi. Con la sola eccezione forse di Cuba, che ha già inviato propri medici anche in Italia. Quasi tutti i Paesi hanno dichiarato lo stato di emergenza. Fatto salvo il Brasile in preda a Jair Bolsonaro, il Nero, che si ostina a negare l’esistenza di alcun pericolo. (3)
In India 1,8 milioni di esseri umani (più degli abitanti di Milano – 1,379 milioni – e Bologna, 391 mila, messi assieme) sono homeless, non hanno cioè una casa dove ‘isolarsi’. E altri 73 milioni di individui (pari agli abitanti di Pavia) vivono in abitazioni che non possono definirsi ‘decenti’. Centinaia di migliaia di lavoratori migranti di loro si sono messi in cammino (poiché treni e bus sono fermi), nelle ultime settimane, per migrare al contrario. Dalle città verso le zone rurali di origine, a causa delle perdite di lavoro dovute al lockdown. (4) Che proprio oggi è stato prorogato di altre tre settimane, dopo le tre iniziali. (5)
L’ONU lancia un appello umanitario, il 25.3.20. Affinché i Paesi più fragili e con sistemi sanitari deboli non vengano lasciati soli.
‘Il mondo è forte solo quanto il nostro sistema sanitario più debole (…)’
COVID-19 sta minacciando l’intera umanità. L’intera umanità deve combattere. Le risposte individuali dei singoli Paesi non basteranno (…)
È una questione di solidarietà umana basilare’ (António Guterres, Segretario Generale ONU)
Il Segretario Generale ONU António Guterres – in conferenza stampa virtuale con il responsabile di OCHA (UN Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) Mark Lowcock, il direttore esecutivo di UNICEF (United Nations Children’s Fund) Henrietta Fore e il direttore generale di WHO Tedros Adhanom Ghebreyesus – ha lanciato un programma umanitario globale coordinato, per il valore di 2 miliardi di dollari. (7)
Il piano globale di risposta al COVID-19, che verrà attuato dalle agenzie delle Nazioni Unite e da ONG internazionali, prevede:
– consegna di apparecchiature di laboratorio per i test epidemiologici e attrezzature per curare i malati e proteggere gli operatori sanitari,- installazione di postazioni per il lavaggio delle mani in campi di accoglienza e negli insediamenti,
– campagne di informazione pubblica su come proteggere se stessi e gli altri dal virus,
– creazione di ponti aerei e punti nevralgici in Africa, Asia e America Latina, per spostare risorse umane e apparecchiature secondo le esigenze.
‘Abbandonare al proprio destino i più poveri e i Paesi più vulnerabili al mondo sarebbe crudele e stolto’. (Mark Lowcock, OCHA). Milioni di affamati potrebbero venire costretti a migrare verso Nord, proprio quando i movimenti di persone dovrebbero venire limitati al minimo per prevenire l’ulteriore circolazione di Covid-19. Perciò Guterres chiede agli Stati membri ‘pieno sostegno’, senza interrompere i fondi già stanziati per gli aiuti umanitari. Bisogna aiutare soprattutto i più vulnerabili, ‘le vittime nascoste della pandemia’. Anziani, disabili, malati cronici, bambini, donne. (6)
Buoni propositi e scarsi mezzi, come sempre purtroppo. A dicembre 2019 UNICEF lanciava l’appello per la Humanitarian Action for Children (HAC) 2020. Sottolineando la necessità di raccogliere 4,3 miliardi di US$ per alleviare i bambini del mondo da malnutrizione cronica acuta, sete e carenza di vaccini contro il morbillo. Meno della metà di quella somma viene ora annunciata per affrontare la pandemia Covid-19.
Dario Dongo e Alessandra Mei
(1) Robert J. Borrowes. Understanding NATO, Ending War. CounterPunch, 23.5.19, https://www.counterpunch.org/2019/05/23/understanding-nato-ending-war/
(2) N. Dentico. Covid 19, Il virus delle disuguaglianze in azione e il “gioco” di scommettere sulla morte dell’altro. 26.03.2020. La Repubblica. https://www.repubblica.it/solidarieta/equo-e-solidale/2020/03/26/news/covid_19_il_virus_delle_disuguaglianze_in_azione-252357585/
I letti attrezzati per la terapia intensiva sono 2,4/1000 abitanti in Spagna, 2,6 in Italia, 3,1 in Francia 6 in Germania (dati 2017, fonte OCSE)
(3) Chantal Rayes. Au Brésil, Bolsonaro se met tout le monde à dos. Libération. 13.4.20, https://www.liberation.fr/planete/2020/04/13/et-au-bresil-bolsonaro-se-met-tout-le-monde-a-dos_1785090
(4) S. Biswas. Coronavirus: India’s pandemic lockdown turns into a human tragedy. BBC. 30.3.20, https://www.bbc.com/news/world-asia-india-52086274
(5) Sanjeev Miglani and Rupam Jain. India extends world’s biggest lockdown, ignites protest by migrant workers. Reuters, 14.4.20, https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-southasia-idUSKCN21W0HI
(6) António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, discorso 25.3.20, https://www.un.org/sg/en/content/sg/statement/2020-03-25/secretary-generals-remarks-launch-of-global-humanitarian-response-plan-for-covid-19
(6) UN News. UN launches major humanitarian appeal to keep COVID-19 from “circling back around the globe”. 25.3.20, https://news.un.org/en/story/2020/03/1060222
(7) ONU. COVID-19 – L’ONU vara un piano globale d’azione umanitaria di 2 miliardi di dollari per i Paesi più vulnerabili. 25.3.20, https://unric.org/it/covid-19-lonu-vara-un-piano-globale-dazione-umanitaria-di-2-miliardi-di-dollari-per-i-paesi-piu-vulnerabili/
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.
Laureata in Giurisprudenza all'Università di Bologna, ha frequentato il Master in Food Law presso la stessa Università.