Coronavirus: persistenza nell’aria e distanze da mantenere per prevenire la trasmissione. Un recentissimo studio cinese, frattanto de-pubblicato, suggerisce misure più drastiche di quelle divulgate, per evitare il contagio da Covid-19 quando ci si trovi in ambienti chiusi.
Le autorità sanitarie internazionali hanno finora raccomandato di mantenere 1,5-2 metri di distanza tra le persone, per prevenire la trasmissione del virus. Mantenere una distanza adeguata è un elemento cruciale, a maggior ragione in quanto il coronavirus si è rivelato essere contagioso già prima che nel suo portatore si manifestino sintomi come la tosse.
Un recentissimo studio del centro epidemiologico dello Hunan (Cina) suggerisce anzi di mantenere distanze anche maggiori, poiché in ambienti chiusi con aria condizionata il coronavirus può persistere a lungo nell’aria (fino a 30 minuti) e potrebbe propagarsi fino a una distanza di 4,5 metri. Si raccomanda quindi di portare effettiva attenzione alle distanze e soprattutto utilizzare le mascherine – negli ambienti chiusi, in presenza di altre persone – per proteggere le vie respiratorie.
Lo Hunan Provincial Centre for Diseases Control and Prevention ha pubblicato sulla rivista scientifica Practical Preventive Medicine, il 6.3.20, uno studio aneddotico sulla trasmissione del coronavirus. La pubblicazione è stata peraltro ritirata dopo pochi giorni, il 10.3.20, senza indicarne la motivazione. (1)
Lo studio è stato realizzato mediante analisi retrospettiva di un evento di contagio avvenuta su un pullman a lunga percorrenza il 22.1.20. Quando ancora non si aveva notizia di Covid-19 e un passeggero già sintomatico – se pure, all’epoca, inconsapevole della causa della tosse e sprovvisto di mascherina – ha trasmesso il virus ad alcuni altri passeggeri, nel corso di 4 ore.
L’analisi dell’evento è stata resa possibile grazie alle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso, che in Cina sono obbligatorie sui mezzi pubblici a lunga percorrenza. E ha consentito di rilevare la potenziale permanenza del coronavirus in ambienti chiusi – fino a trenta minuti – e coprire una distanza di circa 4 metri e mezzo.
La permanenza del coronavirus nell’aria, in ambienti chiusi, è il dato che merita più attenzione. La propagazione nello spazio è viceversa un dato difficile da calcolare, la cui conferma postula ulteriori studi. Tanto più considerato che la persona seduta al fianco del ‘paziente-zero’ dello Hunan non abbia contratto il coronavirus, pur essendo la più esposta in assoluto.
Il corretto utilizzo di una mascherina per coprire il volto, sottolineano gli autori dello studio cinese, ha impedito alle persone esposte di contrarre il coronavirus. I ricercatori hanno perciò espresso tre raccomandazioni essenziali:
Il virus può permanere sulle superfici più o meno a lungo, in relazione ai fattori ambientali (temperatura e umidità). Al punto da resistere – in teoria – fino a due o tre giorni, a una temperatura di 37°, su vetro, metallo, plastica, carta e tessuti.
La sanificazione degli ambienti chiusi frequentati dal pubblico (uffici, negozi, mezzi di trasporto) dovrebbe perciò venire eseguita un paio di volte al giorno, secondo gli autori dello studio. E l’aria condizionata sui mezzi pubblici dovrebbe venire regolata in modo da aumentare il volume di aria fresca dall’esterno. L’aria calda, viceversa, può trasportare le goccioline cariche di virus a una distanza maggiore.
Rafforzare il sistema immunitario è il consiglio essenziale del professor Luc Montagnier. Il virologo (nonché medico e biologo, insignito del premio Nobel nel 2008 per l’identificazione del virus HIV) spiega che ‘non abbiamo specifici inibitori del virus, ma abbiamo tutti un buon sistema immunitario.’ Dobbiamo perciò aiutare il nostro organismo a organizzare al meglio le proprie difese.
‘La nostra più importante difesa, adesso, è il sistema immunitario’ (professor Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina 2008).
Le raccomandazioni del premio Nobel – corroborate da ampia letteratura scientifica, che abbiamo esposto nel precedente articolo – si sintetizzano nel correggere la propria dieta:
– evitare il cibo spazzatura (vale a dire gli alimenti ultraprocessati con zucchero o sale e grassi in eccesso) e le bevande alcoliche, per non sovraffaticare l’apparato gastrointestinale,
– assumere verdura e frutta fresca, cereali integrali e legumi, frutta secca, proteine di diverse fonti. Possibilmente bio, per meglio nutrire il microbioma intestinale,
– garantire un apporto adeguato e completo di vitamine e minerali, antiossidanti e grassi preziosi. Come quelli dell’olio extravergine d’oliva e le diverse fonti di acidi grassi Omega 3 (pesce, lino, canapa, chia).
Gli aggiornamenti sul contagio in Italia possono venire consultati in tempo reale sul sito della Protezione civile. Ove sono disponibili una mappa interattiva, i dati sull’andamento nazionale e l’incremento giornaliero dei soggetti che risultano positivi al COVID-19.
A livello internazionale, gli aggiornamenti e le raccomandazioni sono disponibili sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO, World Health Organization).
#IoRestoaCasa!
Dario Dongo e Martina Novelli
Note
(1) ‘Coronavirus can travel twice as far as official ‘safe distance’ and stay in air for 30 minutes, Chinese study finds’. Stephen Chen, South China Morning Post,
(2) Il microbioma intestinale è il complesso di microrganismi che regola una serie di funzioni essenziali, tra cui il sistema immunitario. Per approfondimenti, si veda https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/microbioma-e-intestino-il-secondo-cervello
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.