La Commissione europea è al lavoro sul diritto alla riparazione. Se si vuole applicare in concreto l’economia circolare e avere prodotti più sostenibili, bisogna puntare sulla riparazione e sul riutilizzo dei beni. Specialmente quando si parla di prodotti elettronici ed elettrodomestici.
La Commissione europea ha lanciato un’iniziativa che «promuove un uso più sostenibile dei beni nel loro ciclo di vita. Incoraggerà i consumatori a compiere scelte più sostenibili fornendo incentivi e strumenti per utilizzare i beni per un periodo più lungo, anche riparando i prodotti difettosi». (1)
L’intento è incoraggiare i produttori a progettare prodotti che durino di più (contro i fenomeni di obsolescenza programmata) e siano riparabili con facilità. Premesse essenziali per incrementare il consumo sostenibile, come pure l’acquisto di prodotti di seconda mano, ridurre l’impatto negativo sull’ambiente e contribuire all’economia circolare.
La consultazione pubblica, aperta l’11.1.22, durerà fino a 5.4.22.
Una delle grandi questioni ambientali dei consumi non sostenibili è la produzione di una crescente quantità di rifiuti. La nuova agenda per i consumatori e il piano d’azione per l’economia circolare della Ue mirano dunque a promuovere la riparazione e a incoraggiare il passaggio a prodotti più sostenibili. Lo stesso Parlamento europeo ha invitato la Commissione a facilitare le scelte sostenibili dei consumatori e delle imprese e a promuovere il diritto alla riparazione. E il Consiglio dell’Unione europea (22.2.21) ha accolto con favore l’iniziativa sul ‘diritto alla riparazione’ con l’obiettivo di promuovere riparazioni più sistematiche, anche al di là del periodo di responsabilità (la garanzia legale di conformità, due anni), a un costo ragionevole. (2)
L’iniziativa della Commissione europea porterà nel terzo trimestre 2022 a una proposta legislativa sul diritto alla riparazione, come indicato anche nella lettera di intenti inviata dalla Commissione europea al Parlamento nel settembre 2021, con le iniziative che Bruxelles proporrà nell’arco dell’anno.
Come spiega la Commissione nell’invito a presentare contributi per una valutazione d’impatto dell’iniziativa, le imprese hanno un interesse economico limitato a fornire beni più sostenibili dal punto di vista ambientale e che durino di più. I consumatori possono fare scelte sostenibili ma quello che ha un impatto è anche la durata d’uso che si fa dei prodotti, il loro ciclo di vita.
‘Attualmente numerosi prodotti non vengono usati per il proprio intero ciclo di vita potenziale e diventano rifiuti prima del suo termine. Alcuni studi dimostrano che negli ultimi anni la durata di vita di molti prodotti è in calo; i consumatori possono svolgere un ruolo importante per invertire questa tendenza’.
I consumatori non vengono incentivati a comprare beni usati o rigenerati. Uno dei fenomeni è sotto gli occhi di tutti, nella vita quotidiana: l’alto costo dei pezzi di ricambio o dell’intervento di riparazione.
‘Al di là della direttiva, quando i consumatori non possono beneficiare dei rimedi previsti dal periodo di responsabilità legale (ad esempio perché il difetto è stato causato da essi stessi o il periodo di responsabilità legale è scaduto), spesso si trovano ad affrontare notevoli difficoltà nel riparare i beni, cosa che spesso li porta a gettarli via prematuramente (ad esempio perché dissuasi dai costi di riparazione, talora vicini o addirittura superiori al prezzo di un prodotto nuovo). Anche l’atteggiamento spesso avverso dei consumatori nei confronti dei beni di seconda mano o rigenerati causa una riduzione della durata di vita dei beni, con ripercussioni negative sull’ambiente’.
I rifiuti elettronici (RAEE) sono il gruppo di rifiuti che nel mondo aumenta di più con un forte impatto sull’ambiente, spiega la campagna Right to Repair. Solo il 15-20% viene riciclato. Ogni anno vengono prodotti 53 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, l’equivalente del peso di 350 navi da crociera.
«I prodotti elettronici hanno un alto impatto ambientale. Occorrono materie prime preziose e quantità considerevoli di energia per produrli. Quando questi prodotti vengono smaltiti, tutta l’energia incorporata viene persa, come anche molti dei materiali – solo una piccola parte può essere effettivamente recuperata attraverso il riciclaggio. Ecco perché estendere la vita dei prodotti elettrici ed elettronici attraverso la riparazione è il modo più efficiente per ridurre il loro impatto ambientale complessivo». (3)
Alcuni studi dimostrano che solo in casi eccezionali la sostituzione dei prodotti è meno nociva sull’ambiente rispetto alla riparazione. I consumatori desiderano prodotti che abbiano maggiore durata e si possano riparare (Dossier Coolproducts. (4).
Secondo un rapporto Eurobarometro del 2019 sugli atteggiamenti degli europei nei confronti della gestione dei rifiuti e dell’efficienza delle risorse, il 77% dei cittadini dell’Unione farebbe riparare i propri beni piuttosto che comprarne di nuovi. Ma alla fine deve sostituirli o scartarli perché scoraggiato dal costo delle riparazioni e dal livello del servizio fornito.
Le cause alla base della ridotta vita dei prodotti possono essere diverse, possono riguardare ragioni indotte dal software (ad esempio periferiche che diventano obsolete), elettronica carente, ‘costo elevato di riparazione’, oppure ‘tendenze e desiderio di nuove funzionalità’. A questo si aggiunge la carenza di informazioni sulla durata di vita dei prodotti e sulla loro riparabilità.
Il dossier Coolproducts ha analizzato quattro gruppi di prodotti: lavatrici, computer portatili, aspirapolvere e smartphone. Dal punto di vista del riscaldamento globale, ha senso allungare la vita dei prodotti? Sì, conclude l’indagine. Per tutti e quattro i gruppi di prodotti analizzati, sono state esaminate le implicazioni dell’estensione del ciclo di vita a oggi “normale” invece che della sostituzione con prodotti nuovi (I normali valori del ciclo di vita sono 11 anni per le lavatrici; 4-5 anni per i computer portatili; 5-8 anni per gli aspirapolvere; 3 anni per gli smartphone).
‘La nostra analisi mostra che, in circostanze normali, ha sempre senso allungare la vita del nostro prodotti oltre la loro vita tipica. Da un punto di vista del riscaldamento globale, le lavatrici dovrebbero durare per 25-40 anni per compensare le emissioni di gas serra che vengono da produzione, distribuzione e smaltimento; gli aspirapolvere dai 18 ai 48 anni; notebook e smartphone dovrebbero essere conservati per tutto il tempo possibile, perché non solo la sostituzione dei vecchi dispositivi consuma nuove risorse, ma anche le nuove generazioni consumano più energia rispetto alle precedenti’.
Se è difficile immaginare un ciclo di vita lungo decenni, questo non significa che sia impossibile agire. Prendiamo lo smartphone, prodotto dalle tante implicazioni legate anche al lifestyle e alla volontà di esibire l’ultimo modello. La produzione di smartphone ha il maggior impatto sul clima perché la produzione dei componenti è ad alta densità di materiale ed energia. Il ciclo di vita atteso di uno smartphone è di (soli) tre anni. Estendere il ciclo di vita di tutti gli smartphone in Europa per un solo anno permetterebbe di risparmiare 2,1 Mt CO2 l’anno entro il 2030, equivalente a togliere più di un milione di auto dalle strade.
Sabrina Bergamini
(1) Consumo sostenibile di beni – promuovere la riparazione e il riutilizzo https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13150-Consumo-sostenibile-di-beni-promuovere-la-riparazione-e-il-riutilizzo_it
(2) Conclusioni del Consiglio dell’Unione europea del 22 febbraio 2021 sulla nuova Agenda dei consumatori. Da sottolineare i punti 10 e 11. https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-6364-2021-INIT/it/pdf
Al punto 10 scrive “SOTTOLINEA la necessità di ridurre l’impronta ecologica dei consumatori promuovendo l’allungamento della durata di vita e la durabilità dei prodotti, l’adeguata manutenzione, la riparabilità e il riciclaggio, e prevenendo nel contempo l’obsolescenza prematura, anche per quanto riguarda i software; ACCOGLIE CON FAVORE l’intenzione della Commissione di affrontare tali questioni nelle prossime proposte legislative pertinenti”.
Al punto 11, “RICONOSCE il ruolo dei consumatori nei nuovi modelli imprenditoriali che potrebbero ottimizzare l’efficienza e la sostenibilità di beni e servizi, quali la condivisione, il leasing o la rifabbricazione dei prodotti, o la loro fornitura come servizio o come prodotti di seconda mano, in linea con gli obiettivi di un’economia circolare; SI COMPIACE dell’intenzione della Commissione di rafforzare il “diritto alla riparazione”, in modo da consentire una riparazione più sistematica e agevole dei beni, anche oltre il periodo di garanzia, a un costo accettabile ed entro tempi ragionevoli per i consumatori”.
(3) Campagna Right to Repair. https://repair.eu/it/
(4) Coolproducts don’t cost the Earth, dossier. https://eeb.org/wp-content/uploads/2019/09/Coolproducts-report.pdf