Le discriminazioni a danno delle persone con disabilità schizzano dappertutto, ogni giorno, anche nel servizio sanitario pubblico. Un reportage da Roma, Regione Lazio, vissuto in prima persona.
Una sedia a rotelle si ribalta all’indietro, nell’affrontare l’ennesima barriera architettonica per accedere a un negozio. Caduta secca sulla schiena (già malandata) di un tetraplegico, possibile trauma vertebrale. 118.
Ipotermia e immobilità non contano, il codice giallo vale per ogni età e condizione fisica. Inutili i solleciti. Due ore d’attesa per un’ambulanza, in un sabato d’inverno, è la rupe di Sparta in salsa romana. I barellieri adducono di restare bloccati ai pronto soccorso per carenza di letti. Chissà.
Un ospedale di guerra si disvela il pronto soccorso del San Camillo Forlanini, con tutta la buona volontà di alcuni medici, infermieri e OSS. Altri hanno fatto il callo, in questa Kabul di Roma. L’handicappato che ha freddo si fotta, ‘se la coperta ce stava gliàa’vevamo data’. E se gli brucia la pelle che macera piaghe ogni anno, sul fondoschiena, si fotta. ‘Al pronto soccorso antidecubito non ce sta, ma che cerchi?’.
11 ore e mezza possono bastare, per ottenere una TAC. Covid c’entra poco e nulla, con la radiologia e ancor più con la disattenzione verso chi ha alcune semplici esigenze che il plesso ospedaliero trascura del tutto:
– accessibilità dei bagni. Uso promiscuo dei bagni che andrebbero riservati ai disabili. Maniglioni divelti dalle pareti, indisponibili. Assenza di protezioni sui water ove invece campeggiano ganci in ferro, ideali per strappare la cute. Rubinetti per igiene sanitaria privi di tubi e doccini,
– cuscini e materassi antidecubito per barella o letto, indisponibili. Come pure gli urocondom, sovente necessari agli uomini con vescica neurologica. ‘Ma come fate? Se li ricoveriamo poi la farmacia ordina ciò che serve’. E nel mentre? Si arrangi, maceri piaghe, si bagni nelle proprie urine.
Al direttore sanitario dell’ospedale San Camillo Forlanini e al primario del Pronto Soccorso di Kabul – Roma Portuense proviamo a segnalare quanto sopra, allegando un paio di immagini dei bagni messi a disposizione dei disabili. Chiediamo loro di spiegare il livello di igiene e la dignità riservata agli uomini e soprattutto alle donne più fragili, nella struttura di cui essi sono responsabili.
Al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti chiediamo quale sia il problema, cosa bisogna fare per poter attendere un’ambulanza meno di due ore, al freddo, in codice giallo. Anziani, disabili, persone fragili soffrono. È un problema di soldi, possiamo forse aiutarlo, lanciamo una petizione per Kabul – Roma? O forse bisogna chiamare il soccorso in un altro Comune, o Regione?
La UN Convention on the Rights of Persons with Disabilities, (CRPD, 2006) – Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, recepita in Italia con legge 18/2009, in vigore dal 15.3.09 – si applica non solo ai 3,1 milioni di disabili ‘certificati’ da INPS e censiti da ISTAT. Ma anche a tutti coloro che abbiano – ‘menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine le quali – in interazione con varie barriere attitudinali e ambientali – impediscono la loro piena partecipazione alla società su una base di uguaglianza con gli altri’ (CRPD).
Le persone fragili – tra le quali si registra una crescente quota di anziani – continuano però a venire escluse da ogni attenzione della politica e della pubblica amministrazione, oltreché della società civile. Ricordiamo perciò anche ai ministri Roberto Speranza ed Erika Stefani uno dei vari articoli della Convenzione ONU CRPD. Sempre in lingua originale inglese poiché l’Italia – a differenza di Kenya, Bangladesh e Cambogia tra gli altri – non ha ancora provveduto alla sua traduzione ufficiale.
‘States Parties recognize that persons with disabilities have the right to the enjoyment of the highest attainable standard of health without discrimination on the basis of disability. States Parties shall take all appropriate measures to ensure access for persons with disabilities to health services that are gender-sensitive, including health-related rehabilitation. In particular, States Parties shall:
a) Provide persons with disabilities with the same range, quality and standard of free or affordable health care and programmes as provided to other persons, including in the area of sexual and reproductive health and population-based public health programmes;
b) Provide those health services needed by persons with disabilities specifically because of their disabilities, including early identification and intervention as appropriate, and services designed to minimize and prevent further disabilities, including among children and older persons;
c) Provide these health services as close as possible to people’s own communities, including in rural areas;
d) Require health professionals to provide care of the same quality to persons with disabilities as to others, including on the basis of free and informed consent by, inter alia, raising awareness of the human rights, dignity, autonomy and needs of persons with disabilities through training and the promulgation of ethical standards for public and private health care;
e) Prohibit discrimination against persons with disabilities in the provision of health insurance, and life insurance where such insurance is permitted by national law, which shall be provided in a fair and reasonable manner;
f) Prevent discriminatory denial of health care or health services or food and fluids on the basis of disability.’
#égalité!
Dario Dongo
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.