Mentre a Gaza e Rafah si combatte, si muore, le vittime civili oltrepassano quota 36.000 e un milione di Palestinesi non sa più dove andare, condannato all’inferno da un accanimento violento che si avvicina ad un genocidio, l’amministrazione Biden giustamente fa di tutto per far decollare un piano di tregue e per liberare gli ostaggi, che vede la partecipazione dei più alti esponenti del suo entourage.
Lo stesso presidente degli Stati Uniti ha esplicitamente e ripetutamente fatto riferimento allo sforzo in tre fasi di questo accordo, mettendoci la sua faccia e la sua voce affinché Israele e Hamas concludessero un accordo sul cessate il fuoco. E tutto questo nonostante ipocrisie di veti precedenti degli USA all’ONU e la vendita di armi ad Israele non si sia mai fermata.
Allo stesso tempo, però, in Europa l’amministrazione Biden fa di tutto per alimentare la guerra in Ucraina con una continua escalation, l’alleanza Atlantica si trasforma da difensiva ad offensiva e, su indicazione del suo segretario, chiede di poter usare le armi NATO per colpire obiettivi nel territorio russo.
Si sono espressi favorevolmente USA, Germania, Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Canada e Francia. Tra i contrari si contano Italia, Spagna, Belgio, Ungheria, Turchia, Slovacchia e Bulgaria, almeno per ora.
Un atteggiamento così contrastante è difficile da comprendere, forse la sofferenza di Gaza è diversa da quella del popolo ucraino? I missili che cadono a Gaza fanno più male di quelli che cadono in Ucraina? Forse il dolore di chi piange le vittime delle guerre è diverso? Forse l’odio accumulato tra le parti è diverso? Allora perché questo atteggiamento di ricerca di pace da una parte e di escalation della guerra dall’altra?
Non si capisce perché questa volontà negoziale non debba valere anche per la guerra tra Russia e Ucraina, dove da 10 anni si uccide, si distrugge e dove non sono evidenti progressi sul campo per una vittoria di una delle due parti, dopo centinaia di migliaia di soldati morti e feriti sui campi di battaglia.
Ma paradossalmente, in questo caso, si continuano a diffondere menzogne a piene mani, per giustificare la guerra, il conseguimento di una vittoria irraggiungibile, ripudiando qualsiasi soluzione politica da qualsiasi parte provenga e perseguendo ostinatamente la via della guerra e delle armi, in un processo di distruzione e di esasperazione dell’odio.
Sicuramente un motivo più pesante è relativo al fatto che Biden è interessato a far finire la guerra a Gaza per le ripercussioni elettorali negative che ha sul partito democratico la questione che il suo governo continua fornire armi ad Israele, avallando di fatto la distruzione del popolo palestinese, violando il diritto internazionale e delegittimando le Nazioni Unite.
Biden è un politico e il suo obiettivo è essere eletto. Sta cercando di infilare l’ago tra l’offesa ai democratici progressisti (che minacciano di trattenere i voti) e i grandi battitori finanziari filo-israeliani (che minacciano di trattenere i soldi). Ha mal valutato l’impatto politico della guerra di Gaza e ora sta cercando di recuperare, ma di fatto candidandosi alla rielezione quando c’erano candidati migliori, Biden ha messo a repentaglio il futuro della democrazia americana.
Al contrario, per l’Ucraina, l’interesse prioritario di Biden e degli USA è continuare la guerra per favorire l’espansione dell’alleanza militare alle porte di Mosca, indebolire e dividere la Russia, come definito nella “strategia di sicurezza nazionale americana”, che vede la Russia come una minaccia immediata.
Ne è prova il blocco di un accordo di pace già concordato tra Russia e Ucraina, ma fermato dalla Gran Bretagna e dagli Usa a maggio del 2022 a Istanbul, che avrebbe previsto la neutralità dell’Ucraina e l’autonomia del Donbass. In questo contesto si riflette anche un grande indebolimento dello sviluppo politico ed economico dell’Europa, che ormai è prigioniera della guerra.
Per il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, questa decisione di colpire con armi NATO il territorio russo risulta normale, perché – ha ricordato – il Regno Unito fornisce da molto tempo i missili da crociera Storm Shadow senza alcuna restrizione. Quindi è così da molto tempo. È sempre stato così da molto tempo.
Ora però, la ratifica di diversi Stati, appartenenti alla NATO (più di una dozzina), pone un problema rispetto allo stesso statuto della NATO che diventa una alleanza offensiva.
Zelensky ha voluto ringraziare gli alleati e, in particolar modo, gli Stati Uniti per la decisione del presidente Biden sull’uso da parte dell’Ucraina delle armi NATO. È un passo positivo, ha detto, ma in risposta ai limiti posti da USA e Germania sull’uso delle armi in territorio russo l’Ucraina deve essere in grado di usare armi “potenti” a lungo raggio, capaci di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo. Forse sarà la prossima linea rossa che cadrà o forse è già caduta.
Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire appena eletto come eurodeputato, sostiene giustamente che il passaggio della NATO da una alleanza difensiva ad una alleanza militare offensiva ne richiederebbe lo scioglimento.
Dopo la fine della Guerra Fredda la NATO ha mutato obiettivi strategici e lo ha fatto in sede intergovernativa senza passare dal dibattito e dalla ratifica dei Parlamenti. Poi dice che con l’invasione dell’Ucraina ordinata dal presidente della Russia Vladimir Putin, la NATO è entrata in una fase di guerra ad alta intensità, nella quale sono entrate le frasi di Macron sugli scarponi a terra e poi quelle di Jens Stoltenberg sugli obiettivi da colpire in territorio russo.
Mai, prima d’ora, si erano spinti a tanto i due grandi Paesi (Francia e Germania), che fanno parte del gruppo dei sei fondatori della Ue, e che con l’Italia hanno costituito per decenni il triplice fondamento della casa comune europea. Infine, il presidente Usa Biden ha detto che si può far bombardare la Russia con le armi americane, mettendo l’ombrello atomico americano in cozzo diretto con quello russo.
Un ballo sull’orlo dell’abisso: la dottrina militare di Mosca prevede la risposta, anche nucleare, in caso di attacco portato sul territorio della Federazione Russa. E l’articolo 5 del Patto Atlantico prevede la solidarietà militare di tutti gli alleati nei confronti di ogni Paese membro e, secondo questa logica qualunque paese può schierarsi e pretendere la solidarietà degli altri. Oppure Putin potrebbe rispondere, e a quel punto o la NATO contrattacca unita o è virtualmente sciolta.
Abbiamo cambiato in peggio la NATO, sciogliamola e diamo vita a un nuovo sistema di difesa. Non si fa in un giorno, ma meglio aver chiaro che in un giorno solo, con questa NATO, si può precipitare nell’abisso nucleare scavato dalla guerra di Putin e alimentata sempre di più da una NATO offensiva.
Siamo sull’orlo dell’abisso, ma il tema della guerra è ignorato dalle forze politiche in queste elezioni europee. Si parla di tutt’altro, ma la pace ed i rischi che stiamo correndo sono ancora una volta emarginati ed ignorati.
Stoltenberg, imperterrito, continua nella linea che non ha mai funzionato e mai funzionerà, nella logica che se vuoi la pace prepara la guerra, affermando che più ci prepariamo per la guerra prima finirà. Si dice fermamente convinto che l’Ucraina abbia bisogno di finanziamenti prevedibili per il futuro: gli alleati hanno dato 40 miliardi all’anno e serve un impegno simile per il futuro, e questo per definizione significa dare soldi freschi per le armi.
Stoltenberg afferma che Putin è il responsabile dell’escalation perché sta aprendo nuovi fronti nella regione di Kharkiv.
Curiosa questa tesi, dopo 10 anni di guerra è nello stato delle cose che uno dei contendenti cerchi di prevalere sull’altro, come in altri periodi aveva prevalso l’Ucraina. Di conseguenza, siccome la guerra si è evoluta a favore della Russia, dice il segretario, anche il supporto della NATO deve evolversi, e adattarsi.
No, caro Stoltenberg, la verità e che la guerra non si evolve, la guerra è sempre la stessa, ma siccome vuoi vincere la guerra, invece di cercare soluzioni negoziali (che non hai mai voluto), cambi le regole, stravolgi lo statuto della NATO in alleanza offensive, senza passare per i Parlamenti, nel silenzio assordante di intellettuali, artisti e informazione. E se qualcuno prova a svegliarci, viene messo subito alle sbarre o ignorato.
Anche Blinken rincara la dose bellica, affermando che l’Ucraina diventerà un membro della NATO: il nostro obiettivo ora è quello di gettare un ponte, molto solido e molto ben illuminato, per avvicinare l’Ucraina alla NATO. Aggiunge che dal vertice di Washington emergerà un solido pacchetto di sostegno per l’Ucraina, che rafforzerà la cooperazione con la NATO e il sostegno a Kiev, e che farà avanzare l’integrazione dell’Ucraina nella NATO con passi tangibili.
Addirittura, il segretario alla Difesa americano Austin parlerà con Zelensky degli obiettivi da colpire con armi Usa: si vedranno a margine del summit di Singapore, per discutere sulla possibilità di espandere la geografia degli attacchi ucraini con armi americane sul territorio russo: sembra che le limitazioni di Biden siano già oltrepassate.
Ormai è evidente che Zelensky è diventato il ventriloquo degli USA e della Gran Bretagna. Anche le sue parole molto probabilmente sono dettate dall’intelligence, dai suoi fedeli sostenitori della guerra a tutti i costi. Ora Zelensky si scaglia anche contro la Cina, accusandola di lavorare al fallimento del vertice di pace in Svizzera. Ma probabilmente anche Biden sarà assente, perché impegnato a raccogliere fondi per il suo partito a Hollywood.
Forse anche queste parole di Zelensky sono parte di uno screditamento della Cina, che si era offerta più volte come mediatore e che è il prossimo avversario dell’Occidente. Tra l’altro la Cina aveva già dichiarato che il vertice senza la Russia non aveva alcun senso, in quanto era assente la controparte con cui discutere in modo costruttivo di un accordo di Pace.
In Oriente, il tenente generale cinese Jing Jianfeng, parlando a margine del meeting di Singapore, dove il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha salutato una “nuova era di sicurezza” per la regione Asia-Pacifico, ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno cercando di costruire una versione della NATO nell’area Asia-Pacifico per mantenere la propria egemonia nella regione.
Nello stesso meeting, il ministro della Difesa Dong Jun si è lamentato con l’omologo americano Lloyd Austin per le azioni degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan, ritenute come una grave violazione del principio dell’unità della Cina.
Sarebbe davvero necessaria una conferenza internazionale per la pace, la cooperazione e la sicurezza dei popoli, che affronti in modo multilaterale e pacifico le nuove sfide della sicurezza globale, delle disuguaglianze, del cambiamento climatico e le nuove problematiche che il mondo globalizzato e l’emergere di nuove economie richiede.
Ma anche di questo non si parla per le elezioni europee, perché metterebbe in luce tante menzogne che ci sono state raccontate.
Francesco Masut