L’11.12.19 Ursula von der Leyen, nuovo Presidente della Commissione Europea, ha presentato il c.d. European Green Deal. (1) Un programma politico di ampio respiro che ambisce tra l’altro a realizzare entro il 2050 la neutralità climatica in Europa. Con sola deroga a favore della Polonia. Brevi note e riflessioni a seguire.
Lo European Green Deal è presentato come la ‘nuova strategia di crescita’ per l’Europa. I due obiettivi primari riguardano la tutela dell’ambiente e la qualità della vita degli individui. Con un trilione (un miliardo di miliardi) di euro di investimenti in 10 anni, previsti nel Sustainable Europe Investment Plan. A cui si aggiungono € 100 miliardi in 7 anni, nel Just Transition Fund, per sostenere gli Stati membri con maggiori esigenze di innovazione. La Polonia in primis, che riceverà risorse senza tuttavia assumere l’impegno ‘emissioni zero’ entro il 2050. (2)
La European Climate Action Law, che verrà presentata a marzo 2020, indicherà la via da seguire per ridurre progressivamente le emissioni di carbonio in atmosfera. In una prospettiva di lungo termine, con obiettivo intermedio fissato al 2030 (-40% rispetto alle emissioni attuali) e finale al 2050 (neutralità). Gli investimenti dovranno perciò venire orientati in questa direzione in ogni settore industriale e agricolo, nei trasporti e soprattutto la produzione di energia. (3)
La tabella di marcia (roadmap) presentata assieme allo European Green Deal è articolata in 10 capitoli. 50 punti programmatici, a svolgersi entro il 2021 per produrre risultati negli anni a venire.
Alla European Climate Action Law si abbina un programma di revisione degli obiettivi climatici al 2030. Nonché la revisione delle regole su emission trading, (4) utilizzo di terreni e foreste, efficienza energetica, energie rinnovabili, emissioni di CO2 da parte di automobili e camion. Infine, la riforma della direttiva sulla tassazione dell’energia e una nuova strategia UE di adattamento al climate change.
Valutazione dei piani ambientali e climatici nazionali (in vista della programmazione degli investimenti co-finanziati dall’UE, si presume). Renovation wave per il settore delle costruzioni (incentivi a ‘rinnovare’ le costruzioni per migliorarne le prestazioni energetiche, probabilmente). Revisione del Trans-European Network – Energy Regulation (nuovi accordi per la distribuzione del gas russo?). Strategia sui parchi eolici offshore.
Il Piano d’azione per l’economia circolare, previsto a marzo 2020, dedicherà peculiare attenzione alle categorie di prodotti che assorbono più risorse. Tessile, elettronica, plastiche, materiali per costruzioni. La ‘neutralità climatica’ di settori energivori verrà invece perseguita con apposite iniziative. Con l’obiettivo, tra i tanti, di raggiungere il livello ‘emissioni zero’ nell’industria metallurgica entro il 2030. Il Piano d’azione strategico sulle batterie verrà integrato da apposita legislazione. Nuove regole sui rifiuti, a integrazione del c.d. Pacchetto Economia Circolare adottato nel 2018.
Fondi pubblici a sostegno dello sviluppo di reti di ‘colonnine’ di ricarica, quale parte di un’infrastruttura europea di combustibile alternativo. Revisione della direttiva sul trasporto combinato (intermodale). Iniziative per migliorare le infrastrutture ferroviarie e di mobilità acquatica. Nuovi limiti alle emissioni di particelle sottili da parte dei veicoli.
La Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2021-2027 – la quale, come si è anticipato, penalizzerà l’Italia più di altri Paesi – dovrà venire orientata verso obiettivi di sostenibilità (c.d. greening). Nell’ambito di una strategia Farm to Fork che dovrebbe comprendere – anche attraverso appositi strumenti legislativi – obiettivi di ‘riduzione significativa di utilizzo e rischi legati a pesticidi ed erbicidi chimici, nonché di impiego di fertilizzanti azotati e antibiotici’. Con incentivi, ancora da definirsi, a favore di agroecologia e conversione al sistema biologico.
È annunciata per marzo prossimo la EU Biodiversity Strategy for 2030. Nel 2020 sono altresì previste una Strategia europea per le foreste e l’adozione di misure volte a privilegiare filiere di approvvigionamento esenti da deforestazioni. Affinché tali promesse trovino concreta attuazione, si deve attendere un piano di sostegno alle colture europee necessarie a liberare l’Europa dalla dipendenza da soia OGM e olio di palma. Le due commodities che tuttora rappresentano le prime cause di rapina delle terre (land grabbing) e deforestazioni a livello planetario, nei cui confronti abbiamo promosso la campagna #Buycott. Nel 2021 la Commissione presenterà infine alcune misure volte ad affrontare le principali cause della perdita di biodiversità in Europa.
Una strategia per la sostenibilità nella chimica è prevista per l’estate 2020. Non si potranno più ignorare – come è stato fatto finora – i problemi legati all’inquinamento da plastiche e microplastiche, che sono entrate a far parte anche della nostra dieta. Né si potrà evitare di considerare la sicurezza chimica degli oggetti d’uso quotidiano. Con particolare attenzione ai materiali e oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti (MOCA), tuttora privi di una disciplina armonizzata in UE.
A gennaio 2020 sarà introdotto il Just Transition Mechanism, un programma di finanziamenti che si avvarrà del contributo della European Bank for Investments (EBI) e prevede infatti l’istituzione, tra l’altro, di un Just Transition Fund. Nel più ampio contesto del ‘trilionario’ Sustainable Europe Investment Plan. Tutte le iniziative politiche della Commissione europea dovranno tenere conto, d’ora in avanti, degli obiettivi fissati nello European Green Deal. Così anche le strategie finanziarie e dì rendicontazione, a livello di UE e di Stati membri. Le parti sociali interessate (stakeholders) saranno poi invitate a identificare, nelle legislazioni e politiche esistenti, ogni eventuale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi ecologici. La Commissione europea assume poi l’impegno formale ad adoperarsi per contribuire a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) in Agenda ONU 2030.
‘To build a future for our children and our planet to the benefit of everyone we are making the SDGs and sustainability a guiding principle in all our work. Implementing the UN 2030 Agenda is a shared commitment and needs everyone’s contribution and cooperation, including Member States and civil society at large’ (Frans Timmermans, primo vice-presidente della Commissione europea, 22.11.19).
L’Unione Europea dovrebbe iniziare a guidare i negoziati internazionali sul clima e la biodiversità. Avviare la ‘diplomazia europea del Green Deal’, in collaborazione con gli Stati membri. E promuovere il recepimento dei criteri di sostenibilità negli accordi bilaterali con Paesi terzi. L’esatto contrario di ciò che è stato fatto dalla precedente Commissione, nei trattati con il Canada, il Giappone, i Paesi del Mercosur e Singapore. Oltreché nei negoziati con l’Indonesia e gli USA.
La Commissione dovrebbe anche contribuire infine all’Agenda verde per i Balcani occidentali (ex Repubblica socialista federale di Yugoslavia, Albania). I finanziamenti non si disdegnano mai, salvo annotare come la Serbia abbia di recente rafforzato le proprie relazioni con Mosca, mediante un accordo di libero scambio. (5)
A marzo 2020 verrà infine lanciato il patto europeo per il clima, volto a riaffermare gli impegni degli Stati membri sullo European Green Deal. Verrà quindi adottata la proposta per l’ottavo Environment Action Program, sulla base della risoluzione del Consiglio 4.10.19. (6)
È ammirevole la determinazione di Ursula von der Layen e Frans Timmermans verso un’Europa più verde. Le fonti rinnovabili sono preziose tanto per il clima e la salute, quanto per la sovranità energetica e l’indipendenza dai petrolieri. Ed è presto per valutare l’idoneità concreta delle misure ora solo accennate. Colpisce tuttavia l’attenzione prioritaria verso l’industria pesante, alla quale sarà presumibilmente rivolta la gran parte dei finanziamenti pubblici.
Il comunicato stampa della presidente della Commissione sfiora appena la dimensione sociale e individuale del suo programma. Accennando alla creazione di nuovi posti di lavoro, che è peraltro caratteristica di ogni fase di transizione industriale. E a un imprecisato miglioramento della qualità della vita, che è facile associare alla riduzione dell’inquinamento e dell’impiego di agrotossici.
Preoccupa invece il silenzio tombale sulla crisi sociale che affligge l’Europa, ove tuttora 1 su 5, una persona su cinque è esposta al rischio di povertà ed esclusione sociale. Con incidenza che varia sensibilmente, da un Paese all’altro. E prevalenza diffusa su famiglie con figli minori e disabili in particolare.
#Égalité
Dario Dongo
Note
(1) V. https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it
(2) Polonia e Germania, secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (2019), sono i grandi Paesi con la produzione elettrica a maggiore intensità di emissioni di CO2. 0,7 kg/kWh la Polonia, 0,6 kg/kWh la Germania (sul fronte opposto la Francia, <0,1 kg/kWh). La Germania rimane peraltro il campione assoluto, in Europa, nei grandi impianti a combustione e il consumo di carbone dati EEA, European Environment Agency)
(3) Gli scambi delle quote di emissioni di carbonio, c.d. emission trading, verranno quindi estesi a ogni settore economico e produttivo
(4) La Roadmap su https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/european-green-deal-communication-annex-roadmap_en.pdf
(5) Su Balcani occidentali e prospettive europee di integrazione, si veda https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/168/i-balcani-occidentali. Sui rapporti tra Serbia e Russia, si veda https://balkaninsight.com/2019/10/25/serbia-signs-trade-deal-with-russias-eurasian-union/
(6) https://www.consilium.europa.eu/media/40927/st12795-2019.pdf
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.