La politica in Europa continua ad ammettere l’impiego del glifosato in agricoltura. In Argentina intanto, si registra l’ecatombe legata all’abuso dell’agrotossico più venduto al mondo nei campi di soia OGM. #Buycott!
Aborti spontanei e malformazioni congenite, autismo e disturbi dell’attenzione, malattie neurologiche degenerative, ipotiroidismo e infertilità, asma, tumori. L’epidemiologia supera le incertezze – spesso pilotate – delle autorità che dovrebbero valutare i rischi plurimi associati all’esposizione al glifosate.
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato a livello planetario. In agricoltura come nella manutenzione di orti e giardini, urbani e domestici. È un preparato non selettivo, cioè uccide qualsiasi pianta al di fuori di quelle il cui DNA è stato appositamente manipolato per resistervi. Come il mais e la soia OGM, la cui ampia diffusione è appunto funzionale al commercio degli agrotossici.
Il mercato globale dei pesticidi – come si è documentato nell‘ebook gratuito ‘OGM, la Grande Truffa’ – vale infatti il triplo di quello delle sementi. Ed entrambi tali mercati sono dominati dai quattro monopolisti planetari, le Big 4.
La soia OGM venne introdotta in Argentina nel 1996 da Monsanto, che ancora deteneva il brevetto del glifosate. E si è rapidamente diffusa su terreni in precedenza destinati al pascolo dei bovini e ai frutteti. Oltreché in aree occupate da foreste primarie che sono state e vengono tuttora rase al suolo per lasciare spazio a nuove aree di allevamento e alla monocoltura in questione.
Le coltivazioni, secondo i dati del Ministero dell’Economia, si sono estese in pochi anni, da 5 a 25 milioni di ettari. Al punto che la soia OGM ora primeggia nella produzione agricola – rappresentando il 60% dei seminativi – e le esportazioni del Paese. E il consumo di agrotossici è aumentato in misura esponenziale, +1.600%. Fino a raggiungere i circa 500 milioni di litri/anno. Con un’esposizione media pro-capite di circa 11 litri/anno, che aumenta in misura considerevole nelle aree agricole.
Alcuni scienziati, come il biochimico Horacio Lucero, già alla fine degli anni ‘90 chiesero al governo di organizzare appositi monitoraggi sulla salute delle popolazioni di alcune provincie del Paese. Dopo avere raccolto dati allarmanti sui pesticidi residuati nel sangue delle persone esposte. Ma gli allarmi furono trascurati dalle commissioni investigative che vennero sciolte poco dopo l’apertura. (1)
In province come quella del Chaco – tuttora oggetto di conflitti sulle terre e deforestazioni in nome di carni bovine e soia OGM – si era infatti registrato un incremento significativo (+400%) delle malformazioni alla nascita. Un rapporto ministeriale del 2010 riferisce anche alla spiccata prevalenza di aborti spontanei, tumori (quasi raddoppiati, in alcune aree, rispetto alla media nazionale) e allergie. Nonché alla comparsa di malattie rare che si manifestano con squame e macchie sulla pelle.
La comunità medico-scientifica in Argentina continua a denunciare che i casi di malformazioni, aborti, cancro e leucemia nei bambini e nei giovani – nelle popolazioni esposte al glifosato – sono aumentati fino a quattro volte. (5)
‘È indiscutibile che il glifosato, attraversando la barriera placentare e aumentando l’acido retinoico quattro o cinque volte, produca malformazioni nell’embrione. Ma il glifosato è anche associato a un aumento significativo dei casi di leucemia nei bambini di età inferiore ai 15 anni’ (Andrés Carrasco, Università di Buenos Aires, capo del laboratorio di embriologia molecolare).
Lo studio scientifico dell’Università Nazionale di Río Cuarto a Cordova, pubblicato sull’Argentine Journal of Pediatrics ad aprile 2015, riscontra una differenza significativa tra le cellule di bambini esposti agli agenti chimici nelle aree rurali e il gruppo di controllo urbano. Un mese prima, lo IARC (International Agency for Research on Cancer, OMS) aveva inserito il glifosato nella categoria delle sostanze potenzialmente cancerogene. Ma ciò non è bastato a ottenere l’applicazione del principio di precauzione, per tutelare la salute pubblica e quella dei bambini in particolare.
In Argentina la protezione del territorio è affidata alle amministrazioni provinciali.(3) Le distanze di sicurezza – il limite cioè tra aree di fumigazione e centri abitati – sono definite in 200, 500 o 1500 metri, a seconda delle province. Sebbene spesso violate. (4) Mentre in Italia, si noti bene, il ministero della salute ha considerato bastino 15 metri (!) di distanza dalle case, nell’oscena bozza di Peter PAN (Piano Azione Nazionale pesticidi).
Una rete di associazioni e ricercatori ha proposto al presidente neo-eletto, Alberto Fernández, un progetto politico innovativo. (5) Ridurre i pesticidi nell’agricoltura e zootecnia argentine, con un intervento su due livelli:
– restrizioni quali-quantitative all’impiego di agrotossici e distanze di sicurezza idonee omogenee in tutto il Paese, (6)
– incentivi alla transizione volontaria verso l’agroecologia. Da finanziare mediante un prelievo (0,2%) sulle esportazioni agricole. (7)
In Brasile – ove pure è in corso l’ecatombe da agrotossici, come si è visto – organizzazioni mediche come Abrasco e la Pediatric Society stanno a loro volta proponendo una legge per ridurre l’impiego di pesticidi.
Nel nostro piccolo, possiamo intanto aderire alla campagna #Buycott! Soia OGM, carni americane e olio di palma. Si deve abbattere la domanda internazionale di queste merci per costringere a modificare l’offerta. Interrompere i consumi per cambiare il sistema. Basta! a rapine delle terre, deforestazioni e veleni.
Firma e diffondi la petizione, su https://www.egalite.org/buycott-petizione/
Dario Dongo e Giulia Caddeo
(1) V. Por Soledad Barruti, Las manchas de la fumigación, Gatopardo, 29.3.16, https://gatopardo.com/reportajes/contaminacion-glifosato-argentina/
(2) Lucía Maina, Por la vida: proponen un Plan Nacional de Reducción de Uso de Agrotóxicos, La Tinta, 29.8.19
(3) A marzo 2010 la Camera dei ricorsi civili e commerciali di Santa Fe ha vietato l’impiego di prodotti chimici per l’agricoltura entro gli 800 metri dalla città di San Jorge
V. Laura Borse, Ordenanza prohíbe la utilización y aplicación de glifosato en la ciudad de Santa Fe, La Izquierda Diario, 15.9.18,
V. anche Roberto Andrés, Gobierno de Vidal habilitó fumigar con agrotóxicos en escuelas rurales a partir del 1° de enero, La Izquierda Diario, 21.12.18,
(4) V. nota 1
(5) Tra questi, si segnalano la rete universitaria di ambiente e salute (REDUAS), la rete federale degli insegnanti per la vita, la rete nazionale dei comuni e delle comunità che promuovono l’agroecologia (RENAMA). Oltre a spazi educativi come la UBA School of Nutrition, collettivi e ONG di Entre Ríos, Santa Fe, Chaco e Buenos Aires che combattono la fumigazione
(6) Emblema di questa lotta è Fabian Tomasi, nativo di Basavilbaso, morto a 53 anni dopo 10 anni di per la polineuropatia. Tomasi iniziò a lavorare, all’età di 23 anni, per una fazenda nella regione di Entre Rios (Centro-Est). Con il ruolo di riempire i serbatoi degli aerei con glifosate e altri agrotossici da irrorare sui campi di soia OGM. Alcuni mesi prima di morire, l’ex operaio agricolo aveva reso un’eloquente intervista ad Agence France-Presse, su https://www.youtube.com/watch?v=kaJk4oCFnZc
(7) Altro emblematico esempio è quello di Sabrina Ortiz, una delle fondatrici del collettivo Madres de Barrios Fumigados de Pergaminon. I suoi figli hanno valori di glifosato nel sangue 100-120 volte superiori rispetto alla media e hanno subito diversi trattamenti chemioterapici. Lei stessa ha subito due attacchi ischemici a causa delle sostanze neurotossiche che ha nel corpo. V. Cauce, Cultura Ambiental Causa Ecologista http://cauceecologico.org/?p=1282 e Pergamino: militantes del #SíSePuede agredieron a Madres de Barrios Fumigados, Codigo Baires, 17.10.19
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.