Verso Inquinamento Zero al 2050, l’Europa si dota di una nuova direttiva che aggiorna gli standard sulla qualità dell’aria per gli inquinanti, con obiettivi da raggiungere entro il 2030 e più strettamente allineati agli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Gli inquinanti cui ci si riferisce comprendono fra gli altri il particolato PM10 e PM2,5, il biossido di azoto, l’anidride solforosa e il biossido di zolfo, tutti notoriamente responsabili di problemi respiratori e di una cattiva qualità dell’aria che colpisce la quasi totalità della popolazione.
La direttiva stabilisce poi un equo accesso alla giustizia e il diritto al risarcimento da parte dei cittadini che siano danneggiati in salute dall’inquinamento atmosferico. Il Consiglio ha formalmente adottato la direttiva il 14 ottobre 2024.
“Le nuove norme contribuiranno all’obiettivo dell’UE di conseguire l’inquinamento zero entro il 2050 e aiuteranno a scongiurare i decessi prematuri dovuti all’inquinamento atmosferico. I cittadini dell’UE potranno chiedere un risarcimento per i danni alla loro salute dovuti al mancato rispetto delle norme dell’UE in materia di qualità dell’aria”. (1)
La cattiva aria che respiriamo è causa di problemi respiratori e di salute. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, ogni anno circa 300 mila persone in Europa muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. Nel 2021 ha rappresentato la seconda causa di morte per i bambini. (2)
Nel 2021, il 97% della popolazione residente nelle aree urbane è stato esposto a concentrazioni di particolato fine (PM2,5, il più nocivo tra gli inquinanti atmosferici) superiori ai livelli menzionati nei più recenti orientamenti dell’Oms.
Alla sola esposizione al particolato fine sono imputati 238 mila decessi prematuri nel 2020, un numero 12 volte superiore alle vittime degli incidenti stradali dello stesso anno.
Nonostante gli impegni, i livelli di emissioni rimangono ancora al di sopra dei livelli raccomandati. Ridurre l’inquinamento atmosferico è dunque fondamentale per tutelare la salute umana e del pianeta.
La nuova direttiva stabilisce dunque standard di qualità dell’aria più rigorosi per il 2030, quale passo intermedio verso il conseguimento dell’obiettivo di inquinamento zero e per contribuire a un ambiente privo di sostanze tossiche entro il 2050.
Ci si allinea di più agli orientamenti dell’Oms. Gli standard riguarderanno inoltre i limiti di emissione, gli obblighi di riduzione dell’esposizione media e le soglie di allarme. Ad esempio, per il particolato fine (PM2,5), responsabile del maggior numero di morti precoci in Europa, il valore limite annuale sarà ridotto da 25 µg/m³ a 10 µg/m³ (il valore indicato negli orientamenti dell’OMS è 5 µg/m³).
“L’esposizione media della popolazione agli inquinanti che hanno l’impatto documentato più elevato sulla salute umana, ossia il particolato sottile (PM2,5) e il biossido di azoto dovrebbe essere ridotta sulla base delle più recenti raccomandazioni dell’OMS. A tal fine, oltre ai valori limite, ma non in sostituzione degli stessi, dovrebbe essere introdotto un obbligo di riduzione dell’esposizione media quale norma complementare di qualità dell’aria”, si legge nella direttiva. (3)
“È opportuno fissare una soglia di allarme e una soglia di informazione per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, il particolato (PM10 e PM2,5) e l’ozono al fine di tutelare la salute della popolazione in generale e, in particolare, delle categorie vulnerabili e dei gruppi sensibili dalle esposizioni di breve durata a concentrazioni elevate di inquinanti”.
Il termine di riferimento per i nuovi standard è il 2030. Rimane però la possibilità di un rinvio della data.
“Gli Stati membri possono chiedere che il termine del 2030 sia prorogato se sono soddisfatte condizioni specifiche”, spiega il Consiglio.
Nella direttiva, infatti, si legge che “per le zone in cui le condizioni sono particolarmente difficili, in via eccezionale dovrebbe essere possibile prorogare il termine entro il quale deve essere garantita la conformità ai valori limite per la qualità dell’aria nei casi in cui, nonostante l’attuazione di adeguate misure di abbattimento, in alcune zone specifiche persistano problemi acuti di conformità. Le eventuali proroghe per una determinata zona dovrebbero essere corredate di una tabella di marcia globale sottoposta alla valutazione della Commissione”.
C’è poi il risarcimento per danni alla salute umana, con un rafforzamento dell’accesso alla giustizia da parte dei cittadini. La direttiva consente a chi vanta un interesse sufficiente, comprese le Ong, di contestarne l’attuazione.
Le norme impongono dunque agli Stati di garantire che le persone possano chiedere e ottenere un risarcimento qualora abbiano subito danni alla salute a seguito di una violazione di carattere doloso o colposo delle norme nazionali che recepiscono la direttiva.
“Gli Stati membri provvedono affinché le persone fisiche la cui salute subisce un danno a causa di una violazione delle norme nazionali di recepimento (…) della presente direttiva, commessa intenzionalmente o per negligenza dalle autorità competenti, abbiano il diritto di chiedere e ottenere un risarcimento per tale danno” (art 28 comma 1).
Gli Stati avranno due anni di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale.
Sabrina Bergamini
(1) Qualità dell’aria: via libera definitivo del Consiglio al rafforzamento degli standard nell’UE https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2024/10/14/air-quality-council-gives-final-green-light-to-strengthen-standards-in-the-eu/
(2) Qualità dell’aria https://www.consilium.europa.eu/it/policies/air-quality/
(3) DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa https://data.consilium.europa.eu/doc/document/PE-88-2024-INIT/it/pdf