Fame zero e stop a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030. L’obiettivo di Sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goal) n. 2 fissato dall’ONU, che ambisce a eliminare la fame e la malnutrizione garantendo a tutti l’accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente, si scontra con la pandemia dell’obesità e con tutte le forme di denutrizione per le quali serve una transizione nutrizionale che migliori l’accesso al cibo sano.
L’allarme è risuonato in occasione della pubblicazione di un nuovo studio su The Lancet (al quale ha preso parte anche l’Organizzazione mondiale della Sanità) che elabora i dati raccolti dal 1990 al 2022 da 3.663 studi scientifici. (1)
A livello globale, più di un miliardo di persone – una su otto – convive con l’obesità. Dal 1990 al 2022, l’incidenza è
– più che raddoppiata tra gli adulti
– quadruplicata tra i bambini e gli adolescenti (dai 5 ai 19 anni di età). (2)
La denutrizione è diminuita, in media, ma rimane una sfida per la salute pubblica in diversi territori, specialmente nel Sud-Est asiatico e nell’Africa sub-sahariana.
I Paesi con i più alti tassi combinati di sottopeso e obesità nel 2022 erano le nazioni insulari del Pacifico e dei Caraibi e quelle del Medio Oriente e del Nord Africa.
La malnutrizione comprende sovrappeso e obesità, denutrizione, deperimento, sottopeso e arresto della crescita.
La denutrizione, ricorda l’OMS, è responsabile della metà dei decessi di bambini sotto i 5 anni e l’obesità può causare malattie non trasmissibili come malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tumori.
‘Questo nuovo studio evidenzia l’importanza di prevenire e gestire l’obesità dalla prima infanzia all’età adulta, attraverso la dieta, l’attività fisica e cure adeguate, secondo necessità. Tornare sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi globali di riduzione dell’obesità richiederà il lavoro dei governi e delle comunità, supportati da politiche basate sull’evidenza dell’OMS e delle agenzie nazionali di sanità pubblica. È importante sottolineare che richiede la cooperazione del settore privato, che deve essere responsabile dell’impatto sulla salute dei propri prodotti’, dichiara il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS.
Lo studio su Lancet analizza le tendenze mondiali del sottopeso e dell’obesità dal 1990 al 2022 attraverso un’analisi aggregata di migliaia di studi che coprono 222 milioni di persone fra bambini, adolescenti e adulti.
‘Una transizione nutrizionale sana che migliori l’accesso a cibi nutrienti‘ è necessaria, evidenzia lo studio, per affrontare i fenomeni di sottopeso e invertire al tempo stesso la crescita dell’obesità.
Il riferimento è a Zero Hunger, un mondo libero dalla fame secondo gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ma c’è stato un aumento allarmante di fame e insicurezza alimentare dal 2015, “una tendenza esacerbata da una combinazione di fattori tra cui la pandemia, i conflitti, il cambiamento climatico e l’approfondimento delle disuguaglianze.
Entro il 2022, circa 735 milioni di persone – ovvero il 9,2% della popolazione mondiale – si sono trovate in uno stato di fame cronica – un aumento impressionante rispetto al 2019. Questi dati sottolineano la gravità della situazione, rivelando una crisi crescente”. (3)
Nel 2022 circa 2,4 miliardi di persone si sono trovate in una condizione di insicurezza alimentare. Significa, spiega l’Onu, mancanza di accesso a un’alimentazione sufficiente. Ed è un numero aumentato di 391 milioni di persone rispetto al 2019.
‘Sottopeso e obesità sono associati a esiti avversi per la salute durante tutto il corso della vita. Pertanto, politiche nutrizionali e sanitarie ottimali dovrebbero affrontare entrambe le forme di malnutrizione, come indicato dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile Target 2.2, che chiede di porre fine a tutte le forme di malnutrizione’, ricordano gli autori dello studio.
L’indagine fa riferimento anche ai ‘cambiamenti economici e tecnologici’ che hanno influenzato la quantità e il tipo di alimenti consumati. Mentre nei paesi ad alto reddito c’è stato un calo del consumo di alimenti di origine animale, in molti paesi a basso e medio reddito si è registrato un aumento dell’introito di calorie e un maggiore consumo di alimenti di origine animale, zucchero, verdure e colture oleaginose.
Gli alimenti trasformati e ultraprocessati hanno un ruolo importante nella malnutrizione. (4)
‘Lo spostamento dell’insorgenza dell’obesità verso le età più giovani nel corso di questi tre decenni potrebbe essere dovuto al fatto che il consumo di cibo fuori casa e l’accesso agli alimenti commerciali e trasformati nei bambini e negli adolescenti in età scolare hanno seguito quello degli adulti in questo periodo‘, osservano i ricercatori.
‘C’è urgente bisogno di prevenire l’obesità. La prevenzione e la gestione sono particolarmente importanti perché l’età di insorgenza dell’obesità è diminuita, il che aumenta la durata dell’esposizione‘, avvertono gli autori dello studio.
La ricerca evidenzia ad esempio che la maggior parte degli sforzi per prevenire l’obesità si sono concentrati su comportamenti individuali o cambiamenti isolati dell’ambiente alimentare. E questi hanno avuto ‘un impatto limitato sulla prevalenza dell’obesità, in parte perché gli alimenti sani, la partecipazione allo sport e ad altri stili di vita attivi non sono accessibili o alla portata delle persone con basso reddito e autonomia‘.
Ancora una volta quando si parla di obesità e nutrizione bisogna allora parlare delle disuguaglianze sociali che in alcune fasce di popolazione più fragili significa impossibilità o scarso accesso a cibi sani e a opportunità di sport. Queste disuguaglianze di partenza e nell’obesità, quindi nello stato di salute, possono a loro volta limitare l’impatto delle politiche che hanno come target i cibi malsani.
La minaccia del junk food si insinua anche nei Paesi afflitti da sacche importanti di denutrizione, soprattutto nel sud e nel sud-est asiatico e in alcune parti dell’Africa. ‘La transizione sottopeso-obesità può avvenire rapidamente‘, avvertono i ricercatori.
Garantire l’accesso a cibo nutriente e sano, infatti, è tanto essenziale quanto complicato.
‘Sia la povertà che il costo del cibo, in particolare degli alimenti ricchi di nutrienti, sono aumentati dopo la pandemia di COVID-19 e la guerra in Ucraina. Insieme all’impatto negativo dei cambiamenti climatici sulla produzione e sull’offerta alimentare, questi fattori rischiano di peggiorare sia il sottopeso che l’obesità attraverso una combinazione di sottoconsumo in alcuni paesi e famiglie e il passaggio a cibi meno sani in altri‘, sottolineano i ricercatori, i quali auspicano l’adozione di politiche economiche e agricole che affrontino la povertà e migliorino la sicurezza alimentare, assistenza alimentare, pasti scolastici gratuiti e sani, interventi nutrizionali.
Nell’agenda delle azioni che l’Organizzazione mondiale della Sanità promuove ci sono promozione e sostegno dell’allattamento al seno, norme contro il marketing alimentare dannoso rivolto ai bambini, politiche alimentari e nutrizionali nelle scuole, politiche fiscali e di prezzo per promuovere diete sane, integrazione della prevenzione e gestione dell’obesità nell’assistenza sanitaria di base.
Sabrina Bergamini
(1) NCD Risk Factors Collaborators (NCD-RisC). Worldwide trends in underweight and obesity from 1990 to 2022: a pooled analysis of 3663 population-representative studies with 222 million children, adolescents, and adults The Lancet https://doi.org/10.1016/S0140-6736(23)02750-2
(2) WHO. One in eight people are now living with obesity. 1.3.24 https://www.who.int/news/item/01-03-2024-one-in-eight-people-are-now-living-with-obesity
(3) UNITED NATIONS. Goal 2 Zero Hunger https://www.un.org/sustainabledevelopment/hunger/
(4) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Alimenti ultraprocessati, il peggior male. Appello degli scienziati sul British Medical Journal. GIFT (Great Italian Food Trade). 18.8.21