Il 4.10.19, a Roma, Égalité è intervenuta, anche in nome del Gruppo #NoPesticidi, all’audizione pubblica sullo schema del nuovo PAN (Piano di Azione Nazionale sui Pesticidi). Al fianco delle Associazioni che da anni lottano per i diritti universali alla tutela di salute pubblica ed ecosistemi.
Come Peter Pan, i ministeri continuano a ignorare i problemi e i rischi concreti da affrontare. Salvo assecondare, ça va sans dir, gli interessi dei monopolisti di pesticidi e sementi (Big 4). Oltreché quelli delle rappresentanze agricole più retrive. In direzione opposta agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
La sostenibilità in agricoltura è diffusa, a parole, quanto i veleni nei campi. L’Italia è stato il primo Paese europeo a introdurre, sulla carta, l’obbligo di adottare la c.d. lotta integrata. Vale a dire, l’impiego di diversi strumenti agronomici per proteggere le colture, minimizzando l’impiego dell’agrochimica. Dalle parole ai fatti tuttavia, i consumi di agrotossici in Italia sono 2,4 volte superiori alla media europea.
La circostanza che il Bel Paese sia primo in Europa per il valore aggiunto in agricoltura non giustifica questa situazione. Né si può credere di consolidare il primato mondiale nella produzione di vino – raggiunto nel 2015 – senza badare alla salute pubblica e gli ecosistemi. È emblematico il caso del Veneto, ove la vite ha raggiunto nel 2017 il 27% della Superficie Agricola Utilizzata e il consumo di pesticidi per ettaro è 16 volte superiore alla media europea (12 vs. 1,92 kg/ha). A quali costi?
Il 18.7.19 i Ministeri di agricoltura, ambiente e salute hanno pubblicato la bozza del ‘Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci’. (1) L’esercizio di governance – pubblicazione dello schema di decreto, audizione delle parti sociali interessate, consultazione pubblica fino al 15.10.19 – è una grande novità per la pubblica amministrazione in Italia. (2) Ma l’apparenza inganna, già a partire dal nome del provvedimento ove la parola ‘pesticidi’ e stata sostituita con quella di ‘fitosanitari’. Un falso ideologico, poiché tale termine non può ricomprendere prodotti come i diserbanti la cui funzione non è di proteggere le piante bensì di ucciderle.
Il fil rouge del documento è la PAC (Politica Agricola Comune). Vale a dire, come accedere agli incentivi europei designando le attività agricole come ‘innovative’ e/o sostenibili. Trascurando invece del tutto gli obiettivi prioritari della direttiva 2009/128/CE, che ha stabilito l’obbligo degli Stati membri di redigere e attuare i PAN per proteggere la salute delle popolazioni e dell’ambiente rispetto ai rischi di esposizione ai pesticidi il cui impiego deve venire sistematicamente diminuito.
Gli obiettivi di riduzione degli agrotossici sono stati già ampiamente trascurati, in Italia. Al punto che, negli ultimi anni, si sono registrati ulteriori peggioramenti. Sono aumentati i consumi di pesticidi così come i loro residui nelle acque, che ISPRA rileva in oltre 2/3 di quelle superficiali e 1/3 di quelle di falda. l ministeri confermano tuttavia la loro completa irresponsabilità, astenendosi ancora una volta dal proporre apposite e doverose sanzioni, criminali e amministrative, nei confronti di chi abusa dei pesticidi e di chi li traffica illegalmente.
Peter Pan si rifiuta di crescere, ostinandosi a giocare nell’isola immaginaria di Neverland. Così i rappresentanti ministeriali – all’audizione 4.10.19 – indulgono a narrare una storia di fantasia, il cui unico contatto con il mondo reale è costituito appunto dai finanziamenti pubblici. E pure a Neverland, le contraddizioni non mancano. Parole a vanvera:
– il ministero della Salute riferisce al concetto di ‘distanze di sicurezza’. Ma le distanze sono ridicole, 5 metri da case, scuole e ospedali. E il ministero stesso ne riconosce l’inefficacia, citando tra le misure da adottare l’impiego di ugelli (per l’irrorazione degli agrotossici) che ridurrebbero il c.d. effetto deriva ‘fino al 50%’. È dunque ‘sicuro’ esporre gli esseri umani e i bambini ad almeno il 50% delle azioni di sostanze tossiche? Zero distanze poi, qualora sia presente una ‘barriera’ alta un metro. Basta allora una siepe per sparare veleni su una pista ciclabile, ove i bambini abbondano?
– il dicastero dell’Ambiente riferisce alla ‘formazione’ eseguita nei confronti degli agricoltori, e ai ‘patentini’ rilasciati per l’acquisto di pesticidi. Cita il numero dei patentini ma nessun dato quali-quantitativo degli interventi formativi. Quale quota degli agricoltori italiani (1,6 milioni i soli iscritti a Coldiretti) e dei loro lavoratori può avere raggiunto questo programma, con quali modalità ed esiti?
– il ministero dell’Agricoltura a sua volta sottace un fenomeno che chi scrive ha già denunciato pubblicamente e segnalato all’ICQRF, il traffico illegale di pesticidi (oltreché farmaci veterinari) vietati, tramite ecommerce. Da Neverland a Amazon, oggi in Italia chiunque può farsi spedire a domicilio qualsiasi sostanza vietata o comunque tossica senza alcuna verifica delle licenze di abilitazione alla vendita e all’acquisto, né alcuna registrazione.
Da Neverland all’Agro Pontino e le varie altre terre dei fuochi in Italia, il traffico illegale di pesticidi è dominante e impunito. Legambiente e altre associazioni hanno sollecitato più volte la neo-ministra dell’agricoltura ad attivare un piano straordinario di controlli sui territori avvelenati dalle agromafie. Senza ricevere a tutt’oggi alcun concreto riscontro. Salute umana e degli ecosistemi sono esposte a gravi rischi, aggravati nel nuovo PAN dall’assenza di divieti e misure vincolanti per eliminare le sostanze tossiche nelle aree naturali protette (in barba alla legge-quadro 394/91) e nei siti Natura 2000.
Il diritto europeo – che nella gerarchia delle fonti di diritto ha ruolo sovraordinato alle leggi costituzionali – e la stessa Costituzione della Repubblica italiana sono stati sorvolati ancora una volta, da Peter Pan, con leggerezza fiabesca. Provvediamo noi dunque a farvi richiamo, pronti a ricorrere presso le competenti sedi giudiziarie. Alcuni cenni a seguire:
A) la c.d. ‘produzione integrata’, autorizzata all’impiego di oltre 350 pesticidi, viene presentata tra i ‘metodi di difesa delle colture a basso apporto di prodotti fitosanitari’. L’Allegato III della direttiva 2009/128/CE indica la doverosa prevalenza d’uso di metodi agronomici e fisici per il diserbo mentre in Italia si stima un consumo di diserbanti pari a circa il 23% del totale agrotossici. La produzione ‘integrata-da-pesticidi’ non può dunque ammettersi a priori, deve venire sottoposta a criteri restrittivi e vincolanti nonché ad appositi controlli,
B) le Regioni vengono attribuite di competenze che la Costituzione italiana riserva all’esclusiva dello Stato. L’arbitrio di derogare alle regole in esame non incide infatti solo sulla disciplina dell’agricoltura (che è invero soggetta a giurisdizione concorrente Stato-Regioni). Ma anche – e soprattutto- alla tutela dell’ambiente che invece spetta allo Stato. Nonché alla salute pubblica, che le amministrazioni locali non possono permettersi di esporre a rischi gravi e asimmetrici al di fuori di un coordinamento su scala nazionale. Come è già occorso in Toscana, ove 33 principi attivi sono stati ammessi addirittura nei terreni di captazione delle acque di falda (!),
C) il regime sanzionatorio e i controlli pubblici ufficiali devono venire aggiornati e adeguati a quanto prescritto dal reg. UE 2017/625, che ne definisce appunto i principi generali. I ministeri di Salute e Agricoltura hanno partecipato alla stesura di una bozza di decreto legislativo che non è stata sottoposta a consultazione pubblica ed è tuttavia inadeguata, come si è già evidenziato, rispetto ai criteri europei. Proprio laddove:
– si nega al Ministero della Salute il doveroso coordinamento dell’intero insieme dei controlli, in linea con il suo ruolo di punto di contatto nazionale nei rapporti con la Commissione europea e gli Stati membri,
– si omettono di considerare i rischi e pericoli per il benessere animale e la salute delle piante (e così anche la minaccia alla biodiversità), legati alle attività agricole,
– si omette di introdurre sanzioni efficaci e dissuasive per le violazioni di ogni regola da cui possa derivare un rischio per la salute umana, animale (ivi compresa quella degli insetti impollinatori) e degli ecosistemi,
D) tutela di produzioni biologiche e agroecologia. In violazione dei principi cardine della legislazione ambientale europea – prevenzione del rischio, ‘chi inquina paga’ – lo schema ministeriale omette di stabilire la distanza minima di sicurezza l’impiego di pesticidi e le aree coltivate all’insegna dell’agroecologia. Il rispetto di tale distanza, non inferiore ai 15 metri, dev’essere reso obbligatorio e inderogabile ogni qualvolta il titolare di diritti su area confinante ne faccia richiesta. Nel rispetto di tutti coloro che scelgano di seguire l’ecoagricoltura. A prescindere dalle dimensioni, anche minime, degli appezzamenti (es. orti urbani, fattorie sociali e didattiche, agricoltura contadina) e dalla eventuale certificazione bio. Per proteggere i relativi terreni dai rischi di contaminazione accidentale.
ISDE – l’Associazione dei Medici per l’Ambiente che aderisce al coordinamento No Pesticidi – contribuisce alla tutela della salute pubblica mediante la prevenzione primaria e la riduzione dei rischi ambientali. La d.ssa Patrizia Gentilini di ISDE denuncia come lo schema di PAN risulti del tutto incoerente agli obiettivi indicati dalla direttiva europea 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei pesticidi. Che sono quelli di ridurre i rischi e gli impatti delle sostanze sulla salute umana, l’ambiente e la biodiversità.
È allarmante l’assenza di un serio impegno per la riduzione dell’uso della chimica di sintesi in agricoltura, nelle città e nelle aree frequentate da soggetti sensibili come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani. Si vorrebbe ridurre il rischio attraverso l’ottimizzazione di strumenti meccanici, senza più riferire al fattore cruciale che è la riduzione dell’uso di queste sostanze. Lo schema ministeriale accenna a soli imprecisati rischi legati all’esposizione acuta. Peter Pan tuttavia sorvola su aspetti a cui il ministero della Salute dovrebbe dedicare attenzione prioritaria:
– esposizione cronica, alla quale noi tutti siamo esposti. Centinaia di sostanze entrano nell’organismo e vengono anche trasmesse al feto, attraverso il cordone ombelicale, durante la fase intrauterina. Perché si trascura la relazione della Commissione europea, nella parte in cui si raccomandano piani di monitoraggio degli effetti dell’esposizione cronica agli agrotossici, che sono infatti già stati stabiliti in altri 10 Paesi europei (Germania e Francia, ma anche repubbliche baltiche)?
– esposizione residenziale. Il ministero della Salute accenna ai modelli previsionali di valutazione del rischio elaborati 5 anni fa dall’Efsa (European Food Safety Authority). (3) Omettendo tuttavia di considerare l’ampia letteratura scientifica che si è consolidata negli ultimi anni in oltre 350 pubblicazioni sul tema. Laddove si segnalano i gravi rischi per i lavoratori in agricoltura, con maggiore occorrenza di malattie cardiovascolari (+42%) misurata in uno studio retrospettivo su 40 anni. (4) E si evidenziano danni causati da esposizione residenziale in gruppi di popolazione che vivono nel raggio di 1,2, fino a 8 km. L’Università di Washington ha registrato, in coloro che vivevano entro 1 km di distanza da aree a coltivazione intensiva, l’aumento significativo (+33%) della mortalità prematura per la malattia di Parkinson. Il deterioramento cognitivo, l’aumento delle malformazioni e di tutti i tipi di tumore nei bambini, infertilità e aborti spontanei, tumori cerebrali negli adulti sono statisticamente significativi,
– i danni al neurosviluppo associati all’esposizione agli organofosforici meritano ulteriore attenzione. Studi casi-controllo eseguiti su migliaia di casi mostrano la prevalenza di danni al neurosviluppo – che si manifestano in deficit del quoziente intellettivo, autismo e altre malattie neurologiche – anche a minimi livelli di esposizione ortofosforici come il chlorpyrifos. A fronte di tali dati, leggere sul nuovo PAN una distanza minima di 5 metri è a dir poco inquietante. Chi assume le responsabilità sulla salute della nostra progenie?
– interferenza endocrina. La capacità di molti agrotossici di interferire con i meccanismi più delicati dell’organismo ancora sfugge all’attenzione dei gestori del rischio, in Europa come in Italia. Sebbene la letteratura scientifica mostri come non esistano limiti di sicurezza al di sotto dei quali è possibile escludere gli effetti nefasti degli interferenti endocrini sulla salute,
– effetto cocktail. Le valutazioni dei rischi su cui si basa l’autorizzazione dei pesticidi tuttora in uso, oltre a non considerare le loro azioni di interferenza endocrina, trascurano gli effetti cumulativi e sinergici che derivano dall’impiego di più sostanze. Sebbene il legislatore europeo abbia prescritto già da tre lustri che l’esame tossicologico comprenda tali aspetti. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha avviato un’apposita consultazione pubblica al riguardo, aperta fino al 15.11.19. (6) Peter PAN però omette di considerare anche questo tema, a dispetto della sua straordinaria – benché tardiva – attualità.
Lo studio scientifico pubblicato da The Lancet sull’alimentazione nell’era dell’antropocene indica come oggi l’agricoltura rappresenti una delle principali cause della crisi ecologica in atto, con responsabilità del 25% delle emissioni dei gas-serra. Ed è possibile, oltreché imperativo, trasformarla in una soluzione a tale crisi. (5) A tal uopo bisogna incrementare la fertilità dei suoli e tutelare la biodiversità. Interrompendo l’uso di sostanze che uccidono altre forme di vita. Poiché tutti questi meccanismi – come il danno neurologico provocato all’insetto – sono comuni anche a noi. Così il glifosato, che si credeva non essere nocivo poiché agisce su una catena enzimatica che i mammiferi non hanno, si è rivelato causare gravi alterazioni dell’ambiente microbico intestinale.
Il nuovo Piano d’Azione Nazionale sui pesticidi, nel rispetto della direttiva europea, deve creare le condizioni affinché il ricorso ai pesticidi possa avvenire soltanto dopo avere adottato pratiche agroecologiche alternative all’uso dei prodotti chimici di sintesi, come già avviene in agricoltura biologica. Il governo in carica deve dimostrare la volontà politica di sostenere con determinazione una transizione ecologica della nostra agricoltura, per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente.
Alla luce delle evidenze scientifiche è doveroso vietare l’impiego di sostanze chimiche di sintesi, tossiche e nocive, nelle aree protette e nei centri abitati. Oltreché nella manutenzione di strade e ferrovie. Ulteriori cautele vanno dedicate alle aree frequentate dai soggetti più deboli e vulnerabili, come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani.
Sono necessarie alcune modifiche sostanziali al testo del nuovo Piano di Azione Nazionale (PAN) sui pesticidi. In particolare il nuovo Piano deve garantire regole certe e cogenti, per:
– definire obiettivi quali-quantitativi più ambiziosi in termini di riduzione di tutti i prodotti fitosanitari. Affinché si possa misurare un effetto reale sulla salute e sull’ambiente, tenuto anche conto del principio di precauzione,
– vietare l’uso dei pesticidi nei centri abitati, adottando tecniche biologiche per la manutenzione delle aree non agricole, rete viaria e ferroviaria. Con particolare attenzione al verde pubblico e privato e alla manutenzione degli spazi utilizzati dalla popolazione residente,
– ridurre i rischi per i residenti e domiciliati nelle aree rurali, fissando distanze minime di sicurezza realmente cautelative e inderogabili dalle abitazioni. In prossimità di aree frequentate da gruppi vulnerabili, deve venire vietato l’utilizzo di tutti i pesticidi di sintesi (indipendentemente dalla loro composizione o classificazione ed etichettatura di pericolo),
– prescrivere il preavviso dei trattamenti con pesticidi alla vicinanza con almeno 24 ore di anticipo, avvalendosi di strumenti di comunicazione basilari e verificabili (es. SMS) oltreché di avvisi sulle aree di confine visibili ai vicini,
– dare effettiva priorità all’agricoltura biologica , che nella bozza interministeriale è indicata all’ultimo posto dopo ‘agricoltura di precisione’ e ‘produzione integrata’,
– introdurre una distanza minima di almeno 15 metri dalle coltivazioni biologiche ovvero comunque improntate all’agroecologia, per mitigare i rischi di contaminazione accidentale,
– vietare l’utilizzo di concimi e pesticidi chimici, nelle aree di rispetto dei punti di captazione di acque da destinare al consumo umano. (7) Consentendo l’esclusivo uso dei metodi di coltivazione e dei prodotti consentiti dai disciplinari dell’agricoltura biologica,
– vietare l’impiego di pesticidi pericolosi per gli habitat e le specie selvatiche, nei siti Natura 2000 e in altre aree naturali protette, con misure vincolanti di conservazione della biodiversità,
– rafforzare i sistemi di monitoraggio e controllo sulla presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee, nel suolo e nel cibo, aumentando i punti di prelievo sulle acque. Attribuire competenze specifiche all’ISPRA e ai Carabinieri Forestali per i campionamenti ambientali, sotto la regia del Ministero della Salute,
– introdurre un programma rafforzato di controlli sulle aree a rischio e sui canali di vendita a distanza (ecommerce),
– impegnare anche l’Italia, come hanno già fatto Austria, Lussemburgo e Germania, al divieto totale del glifosate in Italia entro il 2022. Escludendo qualsiasi ipotesi di rinnovo dell’autorizzazione quinquennale da ultimo concessa il 27.11.17 dall’Unione Europea.
Sul canale YouTube di Égalité sono visibili alcuni dei nostri interventi all’audizione pubblica 4.10.19.
Dario Dongo
(2) Sulla opacità sistemica dell’operato della PA in Italia si veda https://www.foodagriculturerequirements.com/approfondimenti_1/trasparenza-e-governance-ciò-che-manca-a-lavori-ministeriali-e-atti-di-governo. Questo fascicolo però si inserisce in un progetto finanziato dall’Unione Europea, ‘Creiamo PA’ . La governance è perciò doverosa e i ministeri dovranno assumere ulteriori responsabilità, anche a Bruxelles, nel motivare la considerazione delle nostre istanze
(3) EFSA (2014). Guidance on the assessment of exposure of operators, workers, residents and bystanders in risk assessment for plant protection products,
(4) Zara K. Berg et al. (2019). Association Between Occupational Exposure to Pesticides and Cardiovascular Disease Incidence: The Kuakini Honolulu Heart Program. Journal of the American Heart Association. 2019;8:e012569. doi: https://doi.org/10.1161/JAHA.119.012569
(5) Walter Willet et al. (2019). Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. The Lancet Commissions, volume 393, issue 10170, p447-492, Feb. 2, 2019. doi: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(18)31788-4
(6) EFSA (2019). Public consultation on the draft EFSA scientific reports on a cumulative dietary risk characterisation of pesticides that have acute effects on the nervous system and chronic effects on the thyroid. V.
https://www.efsa.europa.eu/en/consultations/call/public-consultation-draft-efsa-scientific-reports
(7) Divieto da introdurre nei piani di cui al d.lgs. 152/06, art. 94
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.