Povertà ed esclusione sociale. In Europa, 1 individuo su 5 è a rischio. In Italia la situazione è ancora peggiore. La fotografia del declino nel rapporto Eurostat 17.10.19. (1)
Più di individuo su cinque in Europa è a rischio di povertà e/o esclusione sociale. Ed è così dal 2008, grazie alle feroci politiche di austerity che hanno dolosamente trascurato la dignità di oltre il 20% della popolazione europea. Con un picco nel 2012 (24,8%) e una lenta risalita, al 21,7% nel 2018. Diseguaglianze e povertà colorano di grigio l’alba di questo nuovo millennio. Nel sempre più Vecchio Continente, oltreché nel resto del pianeta.
Oltre 109 milioni di abitanti negli ancora 28 Paesi membri, secondo Eurostat, versano in una o più tra le seguenti condizioni di svantaggio sociale: povertà di reddito, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro nel contesto familiare. Una situazione lontana dalle vacue promesse dei politicanti di turno, che avevano assunto l’impegno di liberare dalla povertà almeno 20 milioni di cittadini entro il 2020. Obiettivo fallito.
Bambini, giovani e donne, ça va sans dir, sono le fasce di popolazione più esposte al rischio di povertà ed emarginazione. I dati aggregati a livello UE mostrano invero che:
– il 24% dei minori di 18 anni versa in situazioni critiche (a fronte del 18,3% degli over-65),
– il 22,6% delle donne vive nell’indigenza (quota che scende al 20,7% per gli uomini).
La soglia di povertà, nella metrica europea, si individua in un reddito inferiore al 65% rispetto alla media reddituale che viene stimata ogni anno a livello nazionale. Questa situazione interessa in media il 16,9% della popolazione europea, cioè 1 su 6. Con maggiore occorrenza in Italia (20,3%), Romania, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Estonia, Spagna.
La grave deprivazione materiale si identifica invece in coloro che, per mancanza di risorse, non sono in grado di pagare le bollette, mantenere la casa riscaldata d’inverno, permettersi una settimana di vacanza. In questa condizione si trova 1 europeo su 17, pari al 5,8% della popolazione (2018). Con picchi negativi in Bulgaria (20,9%) e positivi in Lussemburgo (1,3%).
Fame e malnutrizione in Europa persistono. Alcuni volenterosi hanno presentato anche un’apposita iniziativa popolare, nel 2018. E la malnutrizione – ancor più subdola, poiché difficile da diagnosticare e curare per tempo – è particolarmente diffusa, anche in Italia purtroppo.
La mannaia dell’austerità in questi anni ha colpito duramente la Grecia, come è noto, dopo che Alexis Tsipras ha tradito il suo popolo per cedere agli ordini della Troika. (2) Ma la dieta è stata rigorosa anche per la Spagna, il Portogallo e l’Italia. Al punto che tra il 2008 e il 2018 la povertà ha investito un ulteriore 1,8% della popolazione, nel Bel Paese, con buona pace alla sedicente identità di ‘centro-sinistra’ dei suoi governanti.
Nell’ultimo decennio i poveri sono aumentati pure in Svezia, ex-culla della socialdemocrazia, e nel vicino regno di Danimarca. Addirittura anche nel sontuoso Lussemburgo (+6,4%, dal 15,5% al 21,9%), e l’altrettanto microscopica Estonia. In Bulgaria e Romania, viceversa, la situazione da principio catastrofica – con il 44,8% di indigenti in Bulgaria nel 2008 – è migliorata negli ultimi 10 anni (-12% circa, in entrambi i Paesi balcanici).
Il primato della diseguaglianza e della negazione della dignità umana in Europa va a sette Paesi, ove il rischio di povertà ed esclusione sociale è superiore al 25% sul totale della popolazione, vale a dire 1 individuo su 4 (dati 2018). Bulgaria (32,8%), Romania (32,5%), Grecia (31,8%), Lettonia (28,4%), Lituania (28,3%), Italia (27,3%), Spagna (26,1%).
L’Italia è l’unico tra i Stati fondatori dell’Europa, nonché l’unico membro del G7 a distinguersi per una così marcata fragilità sociale. (3) La quale colpisce quasi un terzo delle famiglie con figli e quasi un terzo di bambini e giovanissimi. In Italia risultano dunque a rischio di povertà e/o esclusione sociale:
– il 30,6% dei minori di 18 anni (a fronte del 20,2% degli ultra-65enni), e
– il 30% delle famiglie con figli (a raffronto con il 24,8% di quelle senza figli).
Dario Dongo e Sabrina Bergamini
Note
(1) Eurostat (2018). At risk of poverty or social exclusion in the EU-28, su https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/EDN-20191017-1?inheritRedirect=true&redirect=%2Feurostat%2F
(2) La Troika è il terzetto composto da Commissione europea, Banca Centrale Europea (BCE) e Fondo Monetario Internazionale (International Monetary Fund, IMF). Per una breve sintesi di alcune delle purghe imposte dalla Troika ai Paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) si veda https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20140425STO45128/chi-e-la-troika
(3) In USA si segnalano altresì marcate diseguaglianze nella distribuzione del reddito, di particolare evidenza nella crisi emergente degli homeless. V. https://www.egalite.org/emergenza-abitativa-e-deiezioni/
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.