La Commissione europea ha avviato, all’interno della strategia per la parità di genere 2020-2025, un’iniziativa di feedback, riguardante le pratiche dannose perpetrate principalmente a donne e ragazze, che comportano gravi violazioni dei diritti umani e costituiscono un ostacolo alla parità di genere.
Tutti i cittadini dell’Unione europea e le parti interessate potranno esprimere le proprie opinioni in merito, dando un proprio feedback o dei suggerimenti, previa registrazione alla relativa pagina web entro la mezzanotte del 31 maggio 2022.
Il feedback di ciascuno contribuirà al processo decisionale dell’UE e alla formazioni di Raccomandazioni, che serviranno a integrare e potenziare la recente direttiva proposta l’8 marzo dalla stessa Commissione Europea sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, (1) incentivandone la prevenzione ed il sostegno, promuovendo la formazione di varie figure professionali e semplificando l’accesso alla giustizia per le vittime. (2)
Le pratiche dannose, anche definite pratiche culturali (3) o tradizionali (4) lesive, sono usanze discriminatorie. Vere e proprie violenze di genere, perpetrate con una certa regolarità su lunghi periodi di tempo, tanto che le comunità e le società finiscono per considerarle accettabili.
Tali pratiche incidono negativamente sulla dignità delle vittime e sulla loro integrità fisica, psicosociale e morale, pregiudicandone lo sviluppo personale, la partecipazione e l’emancipazione civica, la salute e lo status educativo, economico e sociale.
Tra questi abusi figurano le mutilazioni genitali femminili (MGF), l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata, il matrimonio forzato o precoce e la violenza legata all’onore.
Circa 600.000 donne e ragazze nell’UE e oltre 200 milioni in tutto il mondo sono state sottoposte a MGF, eseguite, nella maggior parte dei casi, senza il consenso della vittima.
Questa iniziativa mira a elaborare Raccomandazioni capaci di affrontare le sfide specifiche di questa pratica lesiva, che richiedono
– conoscenze da parte dei professionisti di tutti i settori che entrano in contatto con le MGF;
– educazione in merito alle pratiche e alle loro conseguenze;
– finanziamenti alle comunità di base;
– dati e ricerche;
– un approccio sistematico e olistico per offrire alle vittime di MGF servizi di assistenza accessibili e sicuri.
Il matrimonio forzato, cioè l'”atto intenzionale di costringere un adulto o un bambino a contrarre matrimonio” (articolo 37 della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa) è esplicitamente considerato reato in 16 Stati membri dell’UE.
Per matrimonio infantile o precoce si intende qualsiasi matrimonio in cui almeno uno dei contraenti abbia meno di 18 anni. Non è di per sé considerato reato negli Stati membri, tranne che in Svezia.
In UE si registrano matrimoni precoci e forzati imposti a donne e ragazze soprattutto nelle comunità di migranti e nei gruppi minoritari.
Nel mondo, secondo le Nazioni Unite, circa 650 milioni di donne e ragazze si sono sposate prima dei 18 anni.
L’articolo 39 della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa (5) li definisce così: “praticare un aborto su una donna senza il suo preliminare consenso informato; praticare un intervento chirurgico che abbia lo scopo e l’effetto di interrompere definitivamente la capacità riproduttiva di una donna senza il suo preliminare consenso informato o la sua comprensione della procedura praticata“.
Entrambe le pratiche violano l’autonomia riproduttiva delle vittime, che sono in prevalenza donne e ragazze con disabilità intellettive e psicosociali, con oggettive difficoltà a esprimere il loro pieno consenso o di comprendere la loro libertà riproduttiva, donne e ragazze appartenenti a minoranze razziali o etniche e transgender.
La sterilizzazione forzata è perseguibilmente penalmente in 4 paesi dell’UE.
Riguarda gli omicidi, le violenze fisiche o le minacce di violenza commessi all’interno delle famiglie allargate delle vittime da soggetti che vogliono ripristinare la propria posizione all’interno della comunità, che si presume sia stata pregiudicata dal comportamento della vittima.
In Svezia la violenza legata all’onore costituisce un reato specifico, ma nella maggior parte degli altri paesi dell’UE è considerata una circostanza aggravante di un reato generale.
L’obiettivo dell’iniziativa è prevenire e contrastare queste pratiche dannose, attraverso l’adozione di Raccomandazioni mirate di sensibilizzazione, di educazione e di sviluppo di capacità.
Ciò richiederà un approccio coordinato a livello dell’UE che prenda in considerazione sia il contesto specifico delle diverse pratiche e sia le singole necessità delle vittime, coinvolgendo le comunità interessate e implementando il supporto delle organizzazioni non governative, della società civile e delle comunità di base.
Le Raccomandazioni faciliteranno lo sviluppo di una comunicazione chiara in merito all’inaccettabilità delle pratiche dannose, affronteranno l’incertezza giuridica e garantiranno un rafforzamento della cooperazione tra le autorità, il sistema giudiziario e i servizi sociali e sanitari, per una piena tutela dei diritti fondamentali delle donne e delle ragazze.
Elena Bosani
(1) com_2022_105_1_en.pdf https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/aid_development_cooperation_fundamental_rights/com_2022_105_1_en.pdf
(2) Prevention of harmful practices against women and girls https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13110-Prevention-of-harmful-practices-against-women-and-girls_en
(3) FactSheet23en.pdf (ohchr.org) https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Publications/FactSheet23en.pdf
(4) Harmful practices | UNICEF https://www.unicef.org/protection/harmful-practices
(5) Lista completa (coe.int) https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list?module=treaty-detail&treatynum=210
Avvocata in Milano e Francoforte sul Meno. Esperta in diritto di famiglia, minorile e penale, è ora iscritta a un master universitario in diritto alimentare