I casi di pubertà precoce sono più che raddoppiati, durante il lockdown del 2020. Il fenomeno è descritto in uno studio osservazionale pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics da un team di endocrinologi dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. (1) La seconda fase della ricerca, già avviata, ha l’obiettivo di ampliare l’osservatorio e indagare le cause del fenomeno.
La pubertà precoce consiste nella maturazione sessuale che inizia prima degli 8 anni nelle bambine e prima dei 9 anni nei maschi. Rientra nell’ambito delle malattie rare, con un’incidenza di 0,1-0,6% della popolazione (in Italia da 1 a 6 nati ogni 1000).
Il corpo del bambino inizia a trasformarsi in adulto troppo presto, con un’accelerazione dello sviluppo dei caratteri sessuali e una rapida chiusura delle cartilagini di accrescimento osseo.
Per effetto di questo processo, i bambini crescono velocemente in altezza, ma poi il picco si esaurisce e da adulti hanno una statura inferiore alla media. Se la diagnosi interviene precocemente – prima degli 8 anni – è possibile usare dei farmaci per rallentare la pubertà.
La sproporzione dei numeri negli accessi in ospedale ha suscitato l’attenzione degli endocrinologi del Bambino Gesù.
Nel periodo marzo-settembre 2020 i pazienti che presentavano un anticipo puberale o una pubertà precoce sono stati 224 (215 femmine e 9 maschi), contro i 93 (87 femmine e 6 maschi) dello stesso periodo del 2019.
La pubertà precoce coinvolge bambini di età inferiore agli 8 anni. Nel biennio in esame, l’età media si è attestata per le bambine a 7,51 anni e a 7,97 nei maschi nel 2019. Nel 2020, invece, le rilevazioni hanno segnato un’età media di 7,33 anni nelle bambine e di 8,14 nei maschi.
L’indagine è stata estesa anche agli anni 2017 e 2018: nel periodo considerato, la pubertà anticipata o precoce ha interessato un numero tra gli 80 e i 90 pazienti.
L’ipotesi dei ricercatori è che alla base del fenomeno ci sia stata una combinazione di fattori coincidenti durante il lockdown.
L’interruzione delle lezioni in presenza, delle uscite pomeridiane per il gioco e lo sport hanno ridotto drasticamente l’attività fisica dei bambini. E hanno al contempo stravolto la loro dieta alimentare, appesantita da pasti più calorici e fuori orario.
Un ruolo viene attribuito anche all’uso prolungato di computer e tablet, resi necessari dalla didattica a distanza.
Le evidenze hanno dettato la necessità di ampliare la ricerca, ora estesa ai Centri di Endocrinologia pediatrica di Genova, Cagliari e Napoli.
Attraverso interviste telefoniche ai pazienti del 2019 e del 2020 verranno raccolti dati da confrontare con un punteggio preparato appositamente per valutare i possibili fattori predisponenti.
‘Durante il lockdown, i bambini hanno subito dei cambiamenti che hanno influito sul normale timing della crescita. Lo abbiamo rilevato tramite gli accessi ai nostri ambulatori, ma sicuramente ci sono casi che ci sfuggono. Si tratta di un fenomeno il cui impatto è tutto da valutare. È probabile, ad esempio, che il trend d’incremento staturale a cui assistiamo di anno in anno potrebbe avere un significativo arresto legato al fenomeno della pubertà rapida’, spiega il professor Marco Cappa, responsabile dell’Unità di Diabetologia presso il dipartimento di Medicina Pediatrica dell’ospedale Bambino Gesu di Roma e Palidoro e docente di Endocrinologia Pediatrica presso le università romane Università Cattolica e La Sapienza.
Marta Strinati
(1) Verzani, M., Bizzarri, C., Chioma, L. et al. Impact of COVID-19 pandemic lockdown on early onset of puberty: experience of an Italian tertiary center. Ital J Pediatr 47, 52 (2021). https://doi.org/10.1186/s13052-021-01015-6