Dopo due anni si è concluso il progetto MAPP (Monitoraggio Applicato alle Plastiche nel Po) che ha seguito il viaggio dei rifiuti di plastica nel grande fiume verso il mare Adriatico. Il progetto sperimentale è stato organizzato dall’Autorità di bacino del Po e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e condotto assieme a ISPRA, CNR e Università di Cadice.
Il monitoraggio si è svolto da giugno 2021 al 2023. Sono stati applicati differenti strumenti e metodi – anche innovativi, a livello europeo – per stimare quantità, dimensioni, principali direttrici di spostamento e punti di potenziale accumulo del materiale plastico trasportato lungo la rete idrografica del fiume Po.
Materiale prezioso per accrescere la comprensione del fenomeno del plastic litter nel Po, che con i suoi 652 km, interamente in territorio nazionale, è il più lungo d’Italia, sorge in Piemonte, attraversa tutta la Pianura Padana e sfocia nell’Adriatico, a porto Tolle, in provincia di Rovigo.
L’analisi del rifiuto target – plastiche galleggianti di medie e grandi dimensioni – è stata condotta applicando il protocollo RIMMEL, messo a punto dal Joint Research Center (JRC), che prevede l’osservazione diretta di questa tipologia di rifiuti.
Le osservazioni si sono svolte, con frequenza stagionale, in cinque località – Verolengo (To), Isola Serafini (Pc), Boretto (Re), Pontelagoscuro (Fe), Porto Tolle (Ro) – e nelle circostanti aree golenali, cioè gli argini artificiali che vengono sommersi nei periodi di piena.
Le analisi mostrano una prevalenza di rifiuti plastici di dimensioni inferiori a 10 cm, appartenenti alle prime tre classi dimensionali, vale a dire minori di 2,5 cm; compresi tra 2,5 e 5 cm; compresi tra 5 e 10 cm.
Lo spostamento della plastica in acqua è stato tracciato mediante rilascio nel Po di piccole sfere di plastica galleggianti integrate da tracker GPS. Tra il 2021 e il 2023, ne sono state liberate 95 a Chivasso (To), Isola Serafini (Pc) e Pontelagoscuro (Fe).
L’esame dei dispositivi di tracciamento evidenzia che
– meno del 15% dei tracker ha raggiunto il mare Adriatico. I restanti dispositivi si sono spostati da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri,
– la vegetazione spondale, i piloni dei ponti e i numerosi ormeggi per la navigazione fluviale rappresentano zone di incaglio per lungo tempo e un ostacolo al trasporto verso valle,
– vi sono potenziali zone di accumulo dei rifiuti plastici di medie dimensioni. Informazione utile a bonifiche periodiche.
Un ulteriore controllo è stato eseguito attraverso l’uso di immagini satellitari fornite dalla missione Sentinel dell’Agenzia Spaziale Europea, che grazie a una elevata risoluzione spaziale – fino a 10 m – consente il rilevamento di elementi e oggetti di dimensioni molto piccole, e di distinguere macroplastiche da altre tipologie di detriti galleggianti.
In via sperimentale, assieme al Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, presso la Cava Ronchetto di Motta Baluffi (Cr), sono state posizionate due zattere, una composta da soli rifiuti di plastica e l’altra da plastica e vegetazione, per verificare se il satellite riuscisse a identificarle e distinguerle.
La rilevazione ha avuto pieno successo, le zattere e il loro contenuto sono risultati ben visibili e distinguibili dall’acqua circostante. Un risultato promettente per un monitoraggio ambientale efficace nel più lungo corso d’acqua italiano.
Marta Strinati
In copertina un tracker GPS del progetto MAPP