In Europa, secondo i dati di Eurostat, la percentuale di persone che vive in condizioni di povertà, pur avendo un lavoro, è pari al 9,4% del totale della forza lavoro impiegata. I salari minimi nazionali restano inferiori al 50% del salario medio e quasi il 60% dei lavoratori che percepiscono un salario minimo sono donne.
Dati poco confortanti, che sono andati peggiorando nell’ultimo anno, a seguito della contingente crisi economico-sociale scaturita dall’epidemia da Covid-19, che ha colpito in modo particolare quei settori caratterizzati da un’elevata percentuale di lavoratori a basso salario, quali quello delle pulizie, del commercio al dettaglio, della sanità e dei lavoratori agricoli.
In questo scenario, si inserisce la proposta di direttiva europea sui salari minimi adeguati, approvata dall’Europarlamento, che propone un congruo salario minimo, condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali e il raggiungimento di un equilibrio tra lavoro e vita privata, per un’effettiva e completa sostenibilità lavorativa. (1)
La proposta dell’Unione europea non istituisce un salario minimo europeo, né obbliga gli Stati membri a stabilirlo per legge. Si limita a fissare delle tutele minime uniformi in tutti gli Stati membri, che tuttavia impattano in modo incisivo su aspetti importanti della contrattazione.
La nuova direttiva europea crea un piano comune di riferimento, a cui gli Stati membri dovranno uniformarsi, al fine di migliorare l’adeguatezza dei salari minimi e garantire l’accesso alla tutela del salario minimo a tutti i lavoratori e ciò, attraverso azioni specifiche, quali:
1. promozione della contrattazione collettiva in tutti gli Stati membri,
2. definizione di criteri chiari e stabili per determinare e aggiornare i livelli dei salari minimi. Ciò dovrà avvenire sulla base di quattro criteri: livello generale dei salari lordi e loro distribuzione, sviluppi sulla produttività del lavoro, tasso di crescita dei salari lordi e potere d’acquisto,
3. Maggiore coinvolgimento delle parti sociali nella determinazione del salario minimo,
4. Istituzione di un meccanismo di monitoraggio per tutti gli Stati membri, relazioni annuali degli Stati membri alla Commissione, dialogo strutturato tra tutte le parti.
La direttiva dovrà inoltre applicarsi a qualsiasi lavoratore con un contratto o un rapporto di lavoro basato sul diritto nazionale, sui contratti collettivi in vigore o sulla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea e ciò, al fine di evitare, che lavoratori “atipici”, come i lavoratori su piattaforme digitali, possano essere esclusi.
Secondo la Commissione europea, l’adozione della proposta porterà a salari minimi più elevati in circa la metà degli Stati membri e l’aumento dei salari minimi legali potrà essere superiore al 20%, con conseguente riduzione del 10% delle disuguaglianze salariali e della povertà lavorativa e una riduzione media del 5% circa del divario retributivo di genere.
La direttiva sul salario minimo andrà a tutelare proprio le categorie più esposte alla povertà lavorativa, quindi i settori a bassa retribuzione e i lavoratori precari e atipici, in particolare quelli della gig-economy, cioè i freelance e i lavoratori con contratti di breve durata.
I lavoratori delle piattaforme digitali potranno inoltre costituire rappresentanze sindacali per concludere contratti collettivi e accedere alle tutele in materia di sicurezza sociale.
Non da ultimo, gli Stati membri dovranno garantire un equilibrio costante tra attività professionale e vita privata, oltre a far fronte al divario retributivo di genere, garantendo altresì, l’accesso a un’assistenza all’infanzia di qualità e soprattutto economicamente accessibile. (2)
La proposta di direttiva europea sul salario minimo adeguato fa dunque ben sperare.
Il lavoro resta il mezzo migliore per combattere la povertà e sarà onere di ciascuno Stato membro dell’Unione Europea dare buona attuazione al piano proposto con la nuova direttiva, al fine di superare le disuguaglianze e promuovere un mercato del lavoro più equo, inclusivo e paritario.
Elena Bosani
Note
(1) V. https://www.europarl.europa.eu/italy/it/succede-al-pe/salario-minimo-come-rimedio-alla-disuguaglianza-e-alla-povert%C3%A0-lavorativa
(2) V. Angela Lamboglia. Cosa pensa il Parlamento UE della proposta di direttiva sul salario minimo. 11.2.21 – FASI ( https://www.fasi.biz/it/notizie/approfondimenti/22706-direttiva-salario-minimo-europeo.html
Avvocata in Milano e Francoforte sul Meno. Esperta in diritto di famiglia, minorile e penale, è ora iscritta a un master universitario in diritto alimentare