La sordità non è un problema esclusivo della terza età. Molti giovani rischiano di perdere l’udito, come pure i neonati con malformazioni. Questa disfunzione tuttavia si può prevenire e trattare. Se ne parla nella riunione scientifica indetta dalla Accademia di Medicina di Torino.
L’evento è aperto a tutti, anche online, e si svolge il 21.6.22 alle 21.
La riunione scientifica ‘La sordità: possibilità diagnostiche e terapeutiche’ viene introdotta da Roberto Albera, Professore Ordinario in Otorinolaringoiatria e socio dell’Accademia di Medicina.
I relatori sono Claudia Cassandro e Andrea Canale, entrambi del Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli Studi di Torino.
Il primo obiettivo dell’evento è sfatare miti e percezioni errate. Uno di questi è che la perdita dell’udito sia un problema delle persone anziane e un segno di senilità e declino.
La perdita dell’udito colpisce persone di tutte le età. Globalmente 360 milioni di persone, circa il 5% della popolazione mondiale, vive con una perdita uditiva disabilitante; di questi 32 milioni sono bambini.
Più di un miliardo di giovani tra i 12 e i 35 anni, inoltre, hanno un maggiore rischio di sviluppare precocemente una perdita d’udito per l’ascolto di musica ad alto volume specie se attraverso cuffie.
Il secondo mito che gli accademici sfatano è che la perdita dell’udito sia inevitabile.
La disponibilità di una diagnostica avanzata, anche neonatale e infantile con lo screening uditivo neonatale inserito nei LEA, oggi permette un’accurata diagnosi precoce di tutti i tipi di sordità. È così possibile curare efficacemente infezioni, malformazioni e patologie dell’orecchio sia con terapie mediche che con tecniche chirurgiche microscopiche ed endoscopiche sofisticate.
Nella terapia riabilitativa si sono fatti passi da gigante. Con gli apparecchi acustici di ultima generazione e con gli impianti cocleari (orecchio bionico) si ottengono risultati inimmaginabili sul piano del recupero dell’udito solo 20 anni addietro.
La sordità costa in termini personali e sociali.
Gli adulti più anziani sperimentano un disabilitante isolamento sociale con associate ansia, depressione, declino cognitivo e demenza.
Gli ipoacusici hanno una maggiore frequenza di disoccupazione e le mansioni degli occupati il più delle volte non sono adeguate. Inoltre, la collettività affronta costi riabilitativi sicuramente maggiori di un efficace intervento di prevenzione.
Il World Report on Hearing dell’OMS ha calcolato che investire nella prevenzione dei danni uditivi può, in dieci anni, avvantaggiare oltre 1,4 miliardi di persone e portare a un ritorno di quasi 16 volte per ogni euro investito.
Si può seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), sia collegandosi al sito www.accademiadimedicina.unito.it.