Sono trascorsi 61 anni dal disastro del Vajont. Mercoledì 9 ottobre 1963, alle 22.39, una frana di 270 milioni di metri cubi di roccia si staccò dal monte Toc e precipitò nel bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont, tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Un’onda alta più di 250 metri spazzò via interi paesi, uccise quasi duemila persone, 487 bambini. Una catastrofe prevedibile, evitabile.
Quella strage viene ricordata l’8 ottobre 2024 con il 21° presidio-Notte bianca organizzato dall’associazione Cittadini per la memoria del Vajont. Un evento denso di passione civile, correlato a una proposta di modifica della Costituzione italiana a tutela delle vittime dei reati.
La giornata si apre alle 9,30 davanti al comune di Longarone. Qui sono attesi i partecipanti alla Terza Marcia Mondiale della Pace e della Nonviolenza, che consegnano al sindaco la bandiera
della marcia da esporre al Comune.
Nicole Pezzin, ambasciatrice dei bambini del Vajont, conclude la fase inaugurale della giornata con la messa a dimora di una piantina nata dai semi di una pianta sopravvissuta all’atomica di Hiroshima.
Dalle 10,30, nella sala consiliare del Comune di Longarone (via Roma 60) si apre una tavola rotonda con numerosi interventi di accademici, magistrati, politici, esperti, vittime.
Viene ripercorso il cammino intrapreso dall’Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont che dalla prima tavola rotonda di Longarone (ottobre 2020) ha portato alla creazione del comitato Noi, 9 ottobre, che raduna cittadini e associazioni di vittime di stragi del profitto, ex magistrati, accademici, avvocati.
In meno di quattro anni, l’impegno del Comitato ha portato alla stesura da parte della Prima Commissione per gli Affari Costituzionali del Senato (primo firmatario Alberto Balboni, che la presiede) del testo unico per modificare l’Art. 111 della Costituzione con l’inserimento del seguente Art. 1:
‘La Repubblica tutela le vittime dei reati e i danneggiati dai reati’.
Sembra superfluo prevedere che le vittime dei reati vengano tutelate. Non è così, invece, come può testimoniare chi lo ha vissuto.
Lo scopo della modifica della Carta costituzionale è dare dignità nei processi alle vittime.
‘Le parti civili nei processi sono spesso considerate un disturbo, in cerca di vendetta e di soldi e non come chi cerca verità e giustizia con il fine di impedire che si ripetano, con sempre più allarmante frequenza, stragi di innocenti.
Quando la priorità delle aziende (pubbliche o private, grandi o piccole) è la tutela del profitto, si verificano metodiche violazioni delle leggi sulla sicurezza, sulla salute e sulla tutela delle comunità e dell’ambiente e così le stragi (Vajont, Viareggio, Torre Piloti e Ponte Morandi, le morti sul lavoro, terremoti, alluvioni, inquinamento) diventano una drammatica conseguenza.
Si tratta di crimini veri e propri e non di incidenti, incuria (dal dizionario Treccani: negligenza, sciatteria, disordine), calamità naturali impreviste e imprevedibili, termini quasi sempre utilizzati anche da parte dei giornalisti nel riportare i fatti’, spiega Lucia Vastano, portavoce del Comitato Noi, 9 Ottobre.
Partecipano e intervengono sulla proposta di modifica costituzionale gli ex-magistrati Felice Casson e Livio Pepino, i parlamentari Bruno Marton e Luana Zanella, l’accademico Luca Masera. Come si è giunti alla proposta di modifica costituzionale dell’art. 111 e come procedere adesso.
Lo sguardo di chi assiste le vittime viene offerto dagli interventi delle avvocate Laura Mara e Alessandra Guarini, e da Libera e Rete Dafne. Le stesse vittime raccontano poi come si sentono trattati nei processi.
Le morti sul lavoro sono uno dei Vajont che si spera di includere nell’ambito del nuovo articolo 111. Intervengono Stefano Bona, segretario Fiom di Belluno e i comitati di difesa dei lavoratori.
La giornata prosegue con la Notte bianca della memoria. Dalle 20, sulla frana ai piedi della diga del Vajont (Erto), davanti a un falò si cena (euro 15), si assiste a una pièce teatrale e ci si confronta assieme alle associazioni delle vittime sulle prossime iniziative.
Marta Strinati
Immagine di copertina da Comitato ‘Noi, 9 ottobre’